L’amore per l’atletica, la famiglia e il miglior tempo ai mondiali in Svizzera: la favola di Michela Cesarò

TORINO – L’atletica leggera non era nei suoi obiettivi. Michela Cesarò in tenera età si era data al nuoto, anche agonistico con tanto di brevetti e successivamente alla ginnastica artistica. Il “virus” familiare non l’aveva ancora contagiata, pur essendo figlia d’arte con papà Antonio, grande atleta e allenatore e mamma Daniela Musso con un passato da podista. Grazie ad un’insegnante che l’ha iscritta ai Giochi studenteschi, arrivando fino alla fase nazionale si è appassionata alla pista e nel 2011 è approdata al Murialdo Rivoli seguita da Andrea Gregnanin.

Da allieva è passata al Cus Torino sotto la guida di Gianni Crepaldi ed è riuscita a conquistare molti titoli, tanto che nel 2016 è arrivata la convocazione in azzurro. In quell’anno arriva quarta nella rassegna tricolore under 18 nei 3000 metri, seconda nei 6 km su strada e sesta agli europei nei 5000. Nel 2018 c’è il salto di qualità ed entra nel centro sportivo Carabinieri di Bologna e un anno dopo arriva il momento buio con tanti infortuni, tanto che arriva quasi a pensare di smettere. Grazie ai genitori, a cui è molto legata e le sono particolarmente vicini, supera anche questo momento e si riscatta. Domenica scorsa ai campionati mondiali militari di mezza maratona in Svizzera, 80 le donne al via, ha siglato il miglior tempo sulla distanza 1h16’21” (seconda volta sulla mezza maratona) in una gara particolarmente impegnativa “E’ stato un percorso difficile, nella prima parte due salite che hanno messo a dura prova e sono partita tranquilla. Nella seconda parte sono andata in progressione e stavo bene, avrei potuto osare”.

E’ soddisfatta la 24enne, che ha una grande passione per la cucina, anche qui buon sangue non mente, papà è maestro gelataio, la sua specialità sono i paccheri pistacchio e guanciale. Da poco si è trasferita a Siena al Tuscany Camp seguita da Giuseppe Giambrone, dove si allenano i migliori atleti stranieri. Ma la nostalgia per i genitori e la casa di Givoletto sono molti forti “non me ne sarei mai andata via”, non solo per lei, ma anche per mamma “E’ sempre stata una peperina, ma siamo molto unite e c’è un grande vuoto. Ero abituata a seguirla in bici quando si allenava alla Mandria ed è riuscita a realizzare due dei suoi tre sogni, la maglia azzurra, un gruppo militare e chissà le Olimpiadi”.

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