Arianna Montecucco e l’Independiente Ivrea sono il match perfetto. Se questa prima frase la leggete dal lato calcistico o da quello della più grande app al mondo di incontri poco importa, il risultato è sempre quello. Da una parte una calciatrice, un’attaccante, una grande attaccante che per la Serie C è un lusso, dall’altra un club che continua a far sacrifici per il bene, la felicità e la buona riuscita del calcio femminile. Qui non si è tifosi di nessuno, però dai, si può dire: l’Independiente è la squadra più simpatica della categoria. E che i simpatici non vincono mai è una menzogna che ad Ivrea è stata smentita. Il match non lo ha provocato nessun algoritmo, semmai ci hanno pensato Martina Ambrosi e Vanessa Lavarone. L’Independiente Ivrea ha ridato ad Arianna Montecucco l’entusiasmo per questo sport, Arianna Montecucco ha ripagato l’Independiente a suon di gol. D’altronde ha visto da vicino come si fa a segnare, lo ha visto fare dalla sua compagna nelle Nazionali giovanili Valentina Giacinti e da altre campionesse. Lo ha visto e lo ha rifatto nelle migliori società piemontesi, tra i vigneti della Valpolicella fino alla riviera romagnola. Ora la gioia del gol l’ha ritrovata in quella che lei stessa definisce la ‘mina vagante’, l’Independiente Ivrea di Alessandro Di Bartolo. Una gioia che la porta almeno tre volte alla settimana a farsi un’ora e mezza di auto per andare dalla sua Serravalle Scrivia fino al campo di allenamento. L’Independiente aveva bisogno di una bomber, Arianna Montecucco aveva bisogno di nuovi stimoli. Dal 2021, Independiente Ivrea-Arianna Montecucco: it’s a match!
Come sono stati i tuoi primi anni di approccio al calcio, la prima maglia che hai indossato e i tuoi primi ricordi di questa passione.
Questa è una passione che mi è stata trasmessa dalla mia famiglia. In particolare dai miei due nonni, ma tutta la mia famiglia è sportiva, anche mio zio per esempio giocava a calcio. La mia prima squadra è stata il Libarna. Ho iniziato a giocare con i miei amici verso i 10/11 anni. Ho giocato con i maschi fino a quando ho potuto, fino ai 14 anni. Poi sono passata all’Alessandria dove ho conosciuto il calcio femminile e dove ho potuto imparare e stare con giocatrici più grandi di me. Prima del calcio ho provato altri 500 sport, ma è sempre stato un mio pallino. Se iniziare in una Scuola calcio maschile mi ha fatta crescere? Assolutamente sì. Che oggi comincino ad esserci i Settori giovanili femminili è una cosa molto positiva, ma giocare con i maschi mi ha insegnato molto, oltre al fatto che mi sono trovata sempre bene e non ho mai avuto problemi di nessun tipo.
Il calcio ti ha portata a giocare anche ad Alba, ad Acqui, a Novi Ligure. Ma molto importanti sono soprattutto le tue esperienze extra piemontesi. Arriviamo al 2017 e al tuo arrivo al Chievo Valpolicella in Serie A.
Il passaggio è arrivato in un momento doloroso perché arrivavo da una squadra come la Novese che avevo lasciato con l’amaro in bocca per non aver vinto il campionato dopo una bellissima stagione. Ho voluto fare questa esperienza di vita, andare al Valpolicella che poi è diventato Chievo. Sono andata a parlare con loro e mi avevano fatto una bellissima impressione tanto che nel giro di appena una settimana ho deciso di andare. Qualcosa stava cambiando in quella Serie A. Andare a giocare a Vinovo o a Sassuolo faceva già respirare un’aria di professionismo anche se ancora tutto a rilento.
Dopo quella stagione è arrivata poi la tua parentesi al San Zaccaria poi diventato Ravenna.
Dopo un anno al Chievo in cui non avevo giocato tantissimo mi ha chiamata il Ravenna. Io facevo fatica a stare in Serie A, dovevo ancora crescere. Il Ravenna era una società solida e con grandi ambizioni. Mi hanno trattata come una principessa. Poi conoscevo già il direttore generale Artemio Scardicchio ed è stato facile anche perché la Romagna è sempre stata il luogo delle mie vacanze. Ho ricordi straordinari, con questa società e con le compagne ho condiviso bellissime esperienze.
Facciamo un passo indietro. Tu hai ricevuto diverse convocazioni nelle varie Nazionali giovanili. Che ricordi hai di quei momenti e hai qualche compagna di quegli anni che ricordi particolarmente?
Con l’Under 17 ho partecipato agli Europei in Macedonia e ho giocato due amichevoli internazionali contro Germania e Belgio oltre ai vari stage. C’era Sbardella come CT e la sua vice era Rita Guarino. Poi mi hanno chiamata in Under 19 dove ho fatto l’Europeo in Olanda. In mezzo però mi sono rotta il crociato. Un mio grande rimpianto è l’aver dovuto rinunciare ai Mondiali Under 20 per questo motivo. Non è detto che mi avrebbero convocata, però una settimana dopo l’infortunio mi hanno chiamata per uno stage, ma io ero già rotta. Ho avuto tante compagne che anche ora giocano in Nazionale. Aver giocato insieme a Giacinti è stato un onore per me. Vedere dove è arrivata oggi.. Anche se era ancora giovanissima già lì si vedeva che aveva qualcosa in più. Ho cercato di imparare il più possibile da lei.
Dopo un anno e mezzo di stop sei arrivata all’Independiente. Come è avvenuto questo passaggio?
L’arrivo all’Independiente è dovuto anche al fatto che due mie ex compagne come Martina Ambrosi e Vanessa Lavarone giocassero lì. All’inizio non ne volevo sapere. Pensavo di aver smesso con il calcio. Poi tornando a casa ho iniziato a pensarci ed è scattato quel qualcosa che mi ha fatto accettare. Loro sono una società che fa tanti sacrifici, cercano di venire sempre incontro alle esigenze di noi giocatrici, soprattutto con una come me che viene da lontano. Il mio approccio è diverso, a Ravenna vivevo per il calcio, facevo solo quello. Ora è diverso, ma questa esperienza la sento anche più mia. Io sono contenta qui e di imparare sempre, ma anche di essere a disposizione per le ragazze più giovani.
Come giudichi il livello attuale della Serie C e cosa ne pensi fin qui della stagione dell’Independiente?
La Serie C attuale rispetto a quella di 10 anni fa e quasi più una Serie B. Ora si va a giocare a Terni o ad Arezzo come lo scorso anno o a Pontedera e Lucca. Il livello in questo senso si è alzato molto. Ci sono diverse giocatrici che hanno fatto la Serie A. Quest’anno siamo partite un po’ così, c’è voluto tempo per amalgamarsi con le ragazze nuove. Abbiamo una nuova identità anche con il mister, che è vero che era già l’allenatore in seconda, però ci vuole il suo tempo. L’obiettivo è arrivare alla salvezza il prima possibile. Una delle squadre che mi ha impressionato di più positivamente è stato lo Spezia. Per quanto abbiano poche individualità, giocano palla a terra e si muovono da squadra che non è una cosa che si vede spesso in questa categoria. Noi abbiamo rispetto di tutte perché in questo girone ci sono squadre molto forti, ma siamo la mina vagante, siamo le uniche che sono riuscite a battere il Pinerolo fino ad ora.