Il mondo delle bocce è in lutto. Franco Manzo, classe 1944, è morto nella giornata di ieri nella sua abitazione nel comune di Cardè, dopo aver convissuto per alcuni anni con un male incurabile. Chiamato da tutti il “Martello di Cardè”, Manzo era divenuto famoso per via del suo tiro “perfetto”, oltreché del suo carattere, che lo ha reso una personalità apprezzata in tutto il Piemonte.
Avrebbe compiuto 78 anni tra qualche settimana, ad ottobre, ed è anche per questo che la sua scomparsa fa più male. Franco Manzo è stato un atleta in grado di giocare ai vertici di questo sport, cosa facilmente intuibile dalle società per cui ha giocato: da La Boccia di Carmagnola a La Perosina. Un mito per il mondo delle bocce piemontesi, ma anche per tutto il comune di Cardè, che oggi lo piange.
Manzo lascia la moglie Franca, i suoi due figli Carlo e Cristina, oltre ai suoi adorati nipoti Beatrice e Leonardo. I funerali si svolgeranno domani pomeriggio, giovedì 22 settembre, alle 14.30, nella parrocchia comunale di Cardè.
Il ricordo della FIB – Federazione Italiana Bocce
E’ stato uno dei più grandi giocatori che la storia delle bocce nazionali possa annoverare, uno dei più abili colpitori, soprannominato “Il martello di Cardè”, piccola cittadina di poco più di un migliaio di abitanti in provincia di Cuneo. Gli appassionati delle bocce, quelli con i capelli bianchi, quelli “datati” (senza offesa), lo hanno visto anche giocare nei suoi momenti migliori.
Una serie di indizi, non per far parte di un quiz ma per descrivere un grande giocatore, un grande uomo che ci ha lasciato. Si tratta di Franco Manzo, classe ’44, avrebbe compiuto 78 anni tra un mese, una vita per le bocce ed un palmares impossibile da concentrare in un’articolo.
Dopo parecchi anni nella categoria B sempre ad alti livelli “esplose” agonisticamente con la maglia della Boccia di Carmagnola in una quadretta divenuta “storica” con Giacomo Ariatello, Domenico Audero ed Edoardo Castellino. Quattro amici prima che giocatori, insieme sui campi per oltre una dozzina d’anni con Carmagnola e poi con Nitri, Andora, Autonomi Fossano. La “concorrenza” dell’epoca era tanta, i colpitori lo affrontavano sempre con timore sapendo che lui aveva quel qualcosa in più: l’affiatamento con i suoi soci di sempre.
La quadretta poi si disfò, Manzo andò alla Perosina, grande società, grande squadra, ma non nascose negli anni il rammarico per non aver continuato ancora qualche anno con gli amici di sempre. Vestì 3 volte la maglia tricolore, per altrettante volte arrivò in finale. Nella sua carriera i successi nelle gare più prestigiose non si contano, da Saint Vincent a Sanremo, ad Albisola.
“Con le lacrime agli occhi, il compagno e amico di sempre Edoardo Castellino, lo ricorda come un grande uomo. L’amicizia ed il rispetto prima di tutto”. Giocò fino a 8 anni fa, poi la malattia lo costrinse al ruolo di spettatore, sempre attento al mondo boccistico e prodigo di consigli, soprattutto nei confronti dei più giovani. Il mondo delle bocce ha perso un grande atleta, un grande uomo.
+ There are no comments
Add yours