Il derby della Mole femminile e quel salto nel passato, segni di un calcio in via di estinzione

TORINO – Finora, abbiamo sempre sottolineato quanto, nel concreto, il calcio femminile nel nostro paese sia abbandonato a sé stesso, come lo testimoniano le tante storie che abbiamo raccontato finora: ragazze allenatrici derise dai colleghi, giocatrici demotivate a coltivare la propria passione a causa del contesto circostante, competizioni sovrapposte e arbitre insultate per essersi gravemente infortunate durante la gara.

Insomma, ovunque ci fermiamo a guardare, il panorama che ci si presenta è tutt’altro che roseo e positivo; eppure, nella giornata di Eccellenza Femminile che ha visto coinvolte il Torino e la Femminile Juventus, è accaduto qualcosa che, anche solo per un paio d’ore, ci ha trasportati non solo in una realtà in cui l’Italia è un paese privo di pregiudizi nei confronti del femminile, ma anche in una dimensione che ci ha ricordato il dilettantismo vissuto negli anni ‘70 e ‘80, di cui non abbiamo un vissuto, ma solo una testimonianza.

Si racconta sempre con nostalgia di quei periodi mai vissuti, in cui le domeniche erano fatte per giocare o per tifare la propria squadra di paese, dove la passione per il dilettantismo era più forte della Serie A, e dove una semplice tribuna arrugginita dalle intemperie diventava un piccolo, ma grande stadio.

Il cessare della pioggia, ieri, ha lasciato spazio per un clima che ci ha scaldato il cuore più del pallido sole invernale: gli spalti gremiti di persone al punto da occupare ogni angolo libero dell’impianto sportivo, le bandiere, gli striscioni, i fumogeni, la musica, la formazione letta con un microfono improvvisato, i bambini delle giovanili intenti a osservare la partita, le corse al bar durante il primo tempo per il caffè, il panino al salame accartocciato nella stagnola, la sana tensione in campo e il tifo sugli spalti.

Forse, dopotutto, la passione per il calcio di provincia non è ancora morto; forse, dobbiamo riporre le nostre speranze negli ultimi romantici: coloro che, con una bandiera rovinata e la propria voce, supportano la propria squadra su una tribuna traballante.

A rendere ancora più magico il tutto, vi è il fatto che questa atmosfera da ‘estate italiana anni Ottanta’, fosse destinata per le ragazze: sì, purtroppo ci stupiamo, ma tale sentimento è per la speranza che questo clima di festa non sia l’eccezione di una qualsiasi domenica di marzo, quanto piuttosto l’inizio di una bellissima consuetudine.

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