Barbara Maritano, allenatrice da 26 anni e promotrice del calcio femminile

LUSERNA – Abbiamo ripetutamente sottolineato che il calcio femminile ha ancora molte barriere da superare, ma nel corso degli anni ha compiuto significativi passi avanti. Il processo di accettazione del calcio femminile è diventato più evidente grazie all’impegno di figure di spicco nello sport, ma è importante ricordare che per ottenere grandi risultati è necessario partire dalla base: dai campi delle nostre comunità, dalle valli e dai bambini che si avvicinano per la prima volta a questo meraviglioso sport. Una testimone di questo processo di crescita è Barbara Maritano, nata nel 1975 e allenatrice da 26 anni presso la società Luserna Calcio, che nel corso di questi anni si è impegnata non solo per se stessa, ma anche per promuovere l’intero movimento calcistico femminile, basando la sua filosofia sull’importanza dei valori e della determinazione.

Intervenuta ai microfoni di Piemonte Sport, Maritano condivide la sua esperienza in un’epoca in cui associare il calcio alle donne era utopia: “In quel periodo, nessuna categoria prevedeva che le ragazze potessero giocare a calcio, a meno che non facessero parte di una prima squadra. È stato mio cugino a introdurmi al calcio quando eravamo bambini: giocavamo per strada, nei campi e in parrocchia . Il fatto che fossi con un ragazzo, ha facilitato il mio essere accettata dagli altri bambini, quindi, nonostante alcuni sguardi storti, non ho vissuto i pregiudizi che molte altre ragazze hanno sperimentato”.

La carriera calcistica di Barbara ha avuto inizio durante le scuole medie, partecipando a un’amichevole esclusivamente femminile: “Nel 1987, Franco Sammartino a San Secondo di Pinerolo, ha avuto l’idea di formare una squadra interamente femminile. Nonostante non potessimo partecipare ai campionati, perché riservati solo alla prima squadra (per ragazze dai 15 anni in su), è stato un inizio significativo.”

Ben Goodridge, allenatore FIGC, ha evidenziato in un’intervista al Sole 24 Ore che le ragazze nel calcio femminile progrediscono solo se possiedono un carattere forte e tenace, considerando il contesto circostante: “Quelle che resistono tra allenamenti misti, prese in giro a scuola e forse anche qualche dubbio da parte dei genitori sono davvero poche, ma determinate!” Barbara, infatti, non ha mai subito discriminazioni particolari grazie al suo carattere forte e alla sua abilità nel dimostrare il proprio talento: “Ho sempre dimostrato ai ragazzi che ero brava, questo li ha spinti a considerarmi parte del gruppo e, per coloro che avevano dubbi, ad accettarmi”.

La sua esperienza come allenatrice ha avuto inizio nel 1998 su suggerimento di un membro della società Luserna Calcio, compagno di squadra del padre. La presenza di una figura femminile nello staff mirava a incoraggiare la partecipazione delle bambine e a fornire maggiore sicurezza ai genitori, specialmente dopo episodi di pedofilia nella zona di Pinerolo.

Il clima quasi paradisiaco creatosi nella società di San Giovanni, però, non ha fatto a evitare a Maritano i tanti episodi discriminatori che le sono stati rivolti dalle squadre avversarie: “Sono stata fortunata ad avere il sostegno dei dirigenti, dei genitori e talvolta anche dei ragazzi, quando ho affrontato commenti negativi. Nonostante gli episodi spiacevoli, ho sempre ignorato le critiche e ho continuato per la mia strada, mantenendo un atteggiamento schietto e diretto che mi ha fatto apparire come una persona coerente e in grado di difendersi”.

L’esperienza di Barbara Maritano nel mondo del calcio femminile l’ha portata a una missione più ampia: trasmettere valori di vita ai futuri uomini e donne della nostra società: “Ho sempre cercato di comunicare con i ragazzi e con le loro famiglie, cercando di promuovere il rispetto per l’avversario e i sani valori dello sport. Voglio far capire che le donne nel calcio non sono un’anomalia da biasimare, ma sono parte integrante di questo sport”.

La missione dell’allenatrice è un esempio di resilienza e determinazione, necessaria per superare le barriere che ancora esistono nel calcio femminile. “Devo ringraziare i miei genitori che, nonostante avrebbero preferito che intraprendessi una carriera diversa, non mi hanno mai ostacolata, ma anzi supportata e aiutata con gli allenamenti. La loro mentalità, per l’epoca, era insolita e mi ha permesso di perseguire la mia passione senza remore”.

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