Alpignano e l’isola che (non) c’è: la salvezza è molto più di un miracolo

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ALPIGNANO – Alpignano è l’isola che non c’è. Anzi, che c’è. Eccome se c’è. La salvezza raggiunta nella giornata di ieri, ai playout, è un vero capolavoro. Con uno dei budget più bassi dell’intera categoria, l’Alpignano ha dimostrato di essere una società in grado di arrivare a raggiungere risultati importanti anche senza nomi altisonanti.

Merito di una dirigenza unita, che in Carlo Pesce trova il volto di maggior spicco, e un allenatore in grado di non risentire il cambio di categoria, ma anzi di esaltarsi, come confermano alcuni risultati ottenuti in stagione. E poi la squadra, capace di assorbire i momenti negativi e trasformarli in prestazioni da applausi proprio come quella di ieri, che ha permesso ai biancoazzurri di rimontare il Briga e strappare il sogno salvezza.

L’Alpignano e l’isola che non c’è, anzi che c’è. Proprio per questo gli applausi ricevuti da tutto il mondo dello sport piemontese non sono di facciata, ma sono sinceri e pieni di sportività. Adesso la testa dei dirigenti è già al prossimo anno, dove, magari con qualche innesto, si potrà anche migliorare il risultato di quest’anno.

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