Carlo Tavecchio, l’uomo che ha fatto di più per il calcio femminile italiano

Questa mattina, 28 gennaio 2023, è morto l’ex presidente della FIGC Carlo Tavecchio. All’età di 79 anni è deceduto dopo l’aggravarsi del suo stato di salute lo scorso mercoledì a causa di una polmonite bilaterale. Attualmente ricopriva il ruolo di presidente della LND Lombardia dalla sua elezione avvenuta il 9 gennaio 2021. Se in questo momento andate su google e digitate ‘Carlo Tavecchio calcio femminile’ tutti i primi risultati che vi appariranno, faranno riferimento ad una frase infelice, pensata male e detta peggio, che l’ex numero uno FIGC pronunciò durante un’intervista rilasciata a Report nel 2014.

La frase in questione fu: “Finora la donna si riteneva un soggetto handicappato rispetto al maschio sulla resistenza, sul tempo ed espressione anche atletica, invece abbiamo riscontrato che sono molto simili”. Tavecchio faceva riferimento al fatto che la differenza di resistenza e prestazione fisica tra donne e uomini si era accorciata. La disse male e fu un putiferio.

Le parole, come giustamente ritiene anche Nanni Moretti, sono importanti. Però i fatti sono quelli che danno la concretezza a tutto e senza alcune decisioni forti di Carlo Tavecchio, il calcio femminile italiano probabilmente non avrebbe raggiunto il livello di impatto mediatico e sportivo che ha ora. Che piaccia o no, questo è. Sia ben chiaro che questo articolo non è scritto per santificare un uomo a poche ore dal suo decesso, Tavecchio è stato un umile peccatore come lo siamo tutti e qualche guaio giudiziario lo ha passato, ma bisogna dare a Carlo quel che è di Carlo. E se anche RaiNews ha intitolato un articolo in data odierna ‘È morto Carlo Tavecchio, controverso ex Presidente Figc’ allora c’è qualcosa che non funziona nella comunicazione.

Le riforme di Carlo Tavecchio per il calcio femminile

Tavecchio fu il grande promotore dell’inserimento dei club professionistici maschili nel calcio femminile. Fu sotto la sua presidenza FIGC che i club professionistici furono spinti alla creazione di un proprio settore femminile. Prima i settori giovanili e poi le Prime squadre nacquero sotto quell’impulso: Juventus, Roma, Fiorentina, Milan, Inter, Sassuolo, Bologna, Genoa, Sampdoria, Parma, Empoli, Verona, Lazio e via discorrendo. Tavecchio pensava che questo avrebbe dato maggiore appeal al calcio femminile e aveva ragione. Se adesso il calcio femminile ha maggiore visibilità, se la Rai trasmette le partite in chiaro della nostra nazionale e a queste non preferisce più l’equitazione o la carambola lo si deve principalmente a questo.

Fu Carlo Tavecchio a scegliere Milena Bertolini come CT della Nazionale femminile nel 2017. Come riportato in un’intervista al Quotidiano Nazionale, Tavecchio fu invitato ad una partita della Nazionale femminile a Pechino contro la Corea. Un match a cui assistettero quasi 100 mila persone. Da lì capì l’importanza nell’investire sul calcio femminile. Propose di far giocare le partite della Serie A femminile un paio d’ore prima di quelle maschili per poterne dare il giusto spazio, cosa che poi non si concretizzò per problemi organizzativi.

Il Como 2000, squadra di Serie A poi ripartita dalla Serie C ed ora di nuovo nel massimo campionato con la denominazione Como Women, giocava le proprie partite interne a Ponte Lambro, paese natio di Tavecchio e di cui fu sindaco dal 1976 al 1995. Lo stesso ex numero uno FIGC presenziò diverse volte alle partite delle lariane, così come seguì le azzurre ai Mondiali del 2019 nonostante non fosse più presidente in carica.

Il modo di esprimersi e alcune uscite poco raffinate di Carlo Tavecchio hanno contribuito a creare a livello mediato l’immagine di un uomo retrogrado e bigotto. La verità è che le riforme di Tavecchio hanno portato il calcio femminile ad un livello mai visto prima. Le cose da fare rimangono tantissime, ma le basi lui le ha gettate.

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