In Italia 62 miliardari, il loro patrimonio vale 8% del Pil

(Adnkronos) –
Cresce il numero dei miliardari in Italia, ma soprattutto cresce – ancora più velocemente – il loro patrimonio. I dati del rapporto Ubs sui super-ricchi mostra infatti come in un anno, dal 2023 al 2024, il numero di italiani con un patrimonio superiore al miliardo di dollari sia salito di 6 unità, passando da 56 a 62, pari a un incremento di circa il 10%. Nello stesso arco di tempo però il loro patrimonio è salito da 162,3 a 199,8 miliardi di dollari, con una crescita del 23,1%, fra le più alte in Europa (in Germania e nel Regno Unito, ad esempio è stata 'solo' del 10%). Ma quello che impressiona di più è la quantità di valore che questi 'paperoni' hanno accumulato rispetto alla ricchezza nazionale: su una popolazione di circa 60 milioni di abitanti, in pratica in Italia c'è un miliardario ogni milione di persone, ma con 200 miliardi di ricchezza, il loro patrimonio 'vale' l'8,4% del Pil (che per il 2024 l'Fmi stima in 2308 miliardi di dollari). Va detto che tale concentrazione non è un unicum: i 46 fortunati miliardari francesi (-16 rispetto all'Italia) hanno una ricchezza quasi tripla (576,5 miliardi di dollari) ovvero il 18% del Pil di Parigi.   A livello mondiale, in dieci anni i miliardari mondiali sono aumentati di circa il 50 % (passando da 1.757 a 2.682) ma – in un sistema di diseguaglianze crescenti – la crescita del loro patrimonio è stata molto più veloce, toccando il +121%: nel 2024 la ricchezza di questi paperoni si aggira intorno ai 14 mila miliardi di dollari. Come dire che gli abitanti di un piccolo villaggio controllano asset che valgono quanto il Pil di Italia, Francia, Giappone e Germania. Il quadro che emerge dal rapporto mostra come questa crescita di ricchezza sia stata nettamente superiore a quella del valore delle borse mondiali: fra il 2015 e il 2024 infatti, a titolo di confronto, l'indice MSCI AC World ha registrato un guadagno percentuale di circa il 73%. Questo accumulo di ricchezza in realtà si è consumato soprattutto fra il 2015 e il 2020, quando la cresciuta degli asset dei paperoni mondiali è aumentata a un tasso annuo del 10%. Da allora l'aumento è stato dell'1% medio, ma il dato – spiega Ubs maschera andamenti differenti. Negli Stati Uniti, nell'area EMEA e in alcune parti dell'Asia, in particolare in India (dove il patrimonio è salito a 905 miliardi) la crescita è stata più forte, mentre le difficoltà della Cina hanno impattato sui patrimoni dei nuovi miliardari (+20% anno fra 2015 e 2020, quindi in calo continuo, 'perdendo' 300 miliardi di dollari). La banca svizzera 'assolve' i super-richi spiegando, cifre alla mano, che le poche migliaia di miliardari hanno creato molto più valore per la società negli ultimi 10 anni di quanto non abbiano creato per se' stessi. Secondo William Nordhaus, economista Usa premio Nobel, il 98% del valore di un'innovazione va alla società e il 2% all'innovatore o all'imprenditore. Il dato è significativo visto che la maggior parte dei miliardari sono imprenditori 'di prima generazione': in pratica nel 2024, 1.877 miliardari sono self-made-man e 805 appartengono a dinastie benestanti.  A livello globale la crescita dei patrimoni è stata guidata in larga parte dal settore tecnologico: la ricchezza dei miliardari del settore si è triplicata in 10 anni passando da 788,9 a 2.400 miliardi di dollari. Non solo, i pochi paperoni del settore hanno la ricchezza media peronale più elevata, circa 70,6 miliardi a testa. Ma non se la sono cavata male neanche gli imprenditori del settore industriale, con patrimoni passati da 480,4 a 1.300 miliardi di dollari. Il settore più 'sfortunato' – relativamente parlando – è quello dell'immobiliare con un aumento della ricchezza da 534 miliardi nel 2015 a 692,3 miliardi di dollari nel 2024. Anche in questo ristretto 'villaggio' comunque ci sono quelli più ricchi di altri: il patrimonio dei super-miliardari, ovvero i primi 100 della classifica, rappresenta il 36% del totale. Di questi 100, in Nord America vivono 43, 21 in Europa occidentale e 15 nel Sud-est asiatico. In ogni caso, quali che siano le origini delle loro fortune, i miliardari non sono necessariamente legati alla terra di origine, anzi, dopo la pandemia hanno accelerato i loro spostamenti: dal 2020 uno su 15 si è trasferito all'estero, alla ricerca di più sicurezza personale, strutture sanitarie e scolastiche migliori. L'impatto di queste 'migrazioni' – spiega Ubs – è forte anche sul fronte fiscale: infatti laddove i paesi emergenti pagheranno un record di 400 miliardi di dollari per il servizio del debito estero quest'anno, molti dei 'loro' miliardari si stanno trasferendo in paesi dal fisco amichevole come Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Stati Uniti.  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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