Dal 1977 su decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconobbe “gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale”, l’8 marzo si festeggia la Giornata internazionale della Donna. La data è stata scelta dall’Onu, che trovò nell’otto marzo il giorno in cui, più di altri, le donne erano state protagoniste di grandi eventi dall’inizio secolo. Nel mondo dello sport ci sono state nel corso dei decenni numerosi eventi e rivoluzioni, eppure, ancora oggi, la disparità tra il mondo maschile e femminile è molto ampia.
Tra i tanti, il più emblematico è il caso del mondo arbitrale calcistico, che nelle donne vede la più grande differenza di trattamento. Nonostante gli sforzi dell’Aia, nazionale e territoriali, molte arbitre fanno fatica a far riconoscere la propria autorità in campo. Il numero di calciatori, allenatori e dirigenti squalificati per insulti sessisti rivolti alle direttrici di gara fanno spavento. Insulti a cui sono seguiti, purtroppo, anche casi di violenza fisica.
E allora oggi più di ieri occorre parlare, denunciare e gridare per abbattere muri, stereotipi e pregiudizi legati all’essere femminile. Per questo, condividiamo alla fine, la poesia di Alda Merini A tutte le donne, poesia composta nel 1988. Il testo appare come un doveroso omaggio, una celebrazione che contiene in sé anche una profonda riflessione su cosa significa essere una donna e su stereotipi e pregiudizi legati all’essere femminile. Con la forza delle parole Alda Merini fa luce sulla complessità femminile, relegata dall’inizio dei tempi a un ruolo improprio di subordinazione e di inferiorità rispetto all’uomo. La poetessa non parla dell’“altra metà del cielo”, ma di esseri in se stessi completi capaci di farsi carico del miracolo della vita.
A tutte le donne di Alda Merini
A tutte le donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.