Eccellenza femminile, lettera di una calciatrice: “Dalle tribune body shaming e insulti, questa è cattiveria”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di una calciatrice che milita in una squadra di Eccellenza piemontese. Come si legge nel messaggio arrivato alla redazione di Piemonte Sport, nella partita di questo pomeriggio sarebbero volati dalla tribuna insulti nei confronti di una ragazza per via del suo aspetto fisico. Non solo. Un’altra ragazza, stando sempre alla lettera, sarebbe stata presa di mira con sfottò rivolti al padre, recentemente scomparso.

Il testo integrale

Mi presento: sono una calciatrice di una squadra di Eccellenza. Gioco a calcio per passione e per divertirmi, un po’ come tutte le ragazze che militano in questa categoria. È una domenica come tante altre e ho appena finito di disputare una partita di campionato, scontro al vertice. Abbiamo preparato questa partita minuziosamente tutta la settimana per arrivare pronte a questa sfida importante, perché non importa la categoria, quando sei su quel rettangolo verde non cambia che tu stia giocando all’oratorio o la finale di Champions: le emozioni del gioco del pallone sono le stesse per tutti. È vero, cambia la mole di pubblico e la posta in gioco, ma la magia del calcio è anche questa.

A proposito di pubblico, abbiamo preparato la partita, ma non eravamo pronte ad affrontare questo tipo di pubblico. Mi spiego meglio: siamo uscite sconfitte da questa partita, sono stati 90 minuti combattuti ma loro sono state più brave di noi. E su questo niente da dire, chapeu! Vi scrivo questa lettera di sfogo perché mentre 22 giocatrici si davano battaglia in campo, in modo pulito, rincorrendo quel pallone che tanto ci fa gioire e soffrire, fuori dal rettangolo era presente una cornice di pubblico locale che ha deciso di passare la propria domenica ad insultare le giocatrici della squadra avversaria, continuamente, senza sosta, senza pesare la durezza degli insulti.

Gioco a calcio da tanti anni, ho giocato anche a livelli più alti e sono abituata ai tifosi avversari che decidono di sostenere la propria squadra affossando la controparte. Fa parte del calcio, purtroppo, e chi lo segue lo sa. Niente di nuovo. Oggi però, a mio avviso, è stato superato il limite. A fine partita, mentre la squadra vincente esultava, i loro tifosi (non tutti, per fortuna, ma una buona parte) invece che gioire ed applaudire l’impresa delle loro ragazze, hanno pensato di inveire contro le sconfitte, riempiendole di insulti e sfottò, toccando la sfera personale, offendendo i genitori, senza preoccuparsi tra l’altro che alcune di noi i genitori non li hanno più.
Io lo trovo inaccettabile.

Vorrei dire alle società che leggeranno di educare i propri tifosi, alle ragazze di educare i propri genitori (so che sembra un paradosso ma a volte è necessario), e se qualcuno si riconosce in queste righe di riflettere prima di dire, prima di inveire contro altri esseri umani solo perché hanno una divisa diversa da quella delle vostre figlie. Perché questo è il principio della guerra, perché questo è il principio dell’odio, e il calcio, soprattutto quello dilettantistico, con tutto questo non dovrebbe avere a che fare.

Perché quelle che state insultando potrebbero essere le vostre figlie, perché insultare una giocatrice per il suo aspetto fisico è body shaming, perché dire ad una ragazza che ha perso il padre e ha una maglia per ricordarlo, “vai a chiamarlo” non è solo ignoranza, è cattiveria, è crudeltà. Perché se la domenica dovete venire nei campi a sfogare le vostre frustrazioni su altre persone, vi consiglio, per il bene di tutti, di stare sul divano a guardare la televisione. So che probabilmente questa lettera non arriverà a nessuno, ma non potevo stare zitta davanti a questo scempio e avevo bisogno di sfogarmi. Da una ragazza qualunque, che gioca in una squadra qualunque.

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