“Ti faccio fare la fine di Giulia Cecchettin”, la minaccia a una ragazza di Torino: “Tremo a scriverlo”

TORINO – Sono le 7.30 del mattino. Fuori è buio, fa freddo ma è un giorno come tanti e il lavoro ti aspetta. Ti dirigi verso il tuo mezzo, ossia una normale bicicletta, parcheggiata al classico palo sotto casa. Prima di montare in sella noti un qualcosa di diverso nel cestino. Non c’è la solita spazzatura abbandonata dai classici maleducati, bensì un bigliettino. Lo apri e per diversi attimi il cuore accelera, l’ansia aumenta e la paura è il sentimento più riconoscibile. Sono le 7.30 del mattino, fuori però è più buio del solito e il freddo è più tagliente di ieri. Sulla tua bicicletta c’è scritto “ti faccio fare la fine di Giulia Cecchettin” e di colpo ti senti “immensamente fragile”.

Questa è la storia di Chiara Ferrando, ragazza torinese appassionata di Pole Dance, che ha trovato la forza di condividere l’episodio di cui sopra con un lungo post su Instagram. Un post che ha ricevuto numerosi commenti e condivisioni. “Da quando ho iniziato ad usare la bici e a parcheggiarla al palo sotto casa, il cestino è diventato un posto dove la gente butta ogni genere di spazzatura”, si legge. “Sta mattina (il post è di ieri, ndr), quando sono scesa, ho trovato un bigliettino chiuso su sé stesso. Con l’ingenuità che tuttɜ abbiamo alle 7:30 quando fuori è ancora semi buio e vorremmo solo tornare sotto le coperte l’ho aperto senza pensarci troppo e ho letto la frase scritta sopra di getto.
Apnea, tachicardia e paura sono solo alcune delle parole che mi vengono in mente ora mentre penso a come mi sono sentita questa mattina mentre leggevo le parole con cui questo mondo di merda mi ha dato il buongiorno. Tremanti sono le mie mani in questo momento mentre scrivo, con il cuore di nuovo a mille”.

Il racconto di Chiara prosegue. “Dopo aver riletto il biglietto un paio di volte ho iniziato a guardarmi attorno nella strada ancora vuota e silenziosa, sentendomi immensamente fragile. Nonostante avrei voluto riavvolgere la cassetta e tornare al sicuro di casa, sono partita il più veloce possibile. Ci ho messo due ore circa per raccogliere i pensieri e iniziare a raccontare quanto successo. A chi ancora non riconosce quanto la violenza di genere sia pervasiva nella società di merda in cui viviamo vorrei svelare che siamo tuttɜ parte di questo schifo quando i nostri comportamenti e il nostro linguaggio, mattone dopo mattone, supportano e rafforzano la cultura dello stupro che regge il sistema patriarcale in cui siamo immersɜ”.

I mille pensieri passati per la testa nella frazione di pochi secondi. La rabbia, lo sconforto e poi la voglia di tornare a lottare. Lottare contro il sistema patriarcale. Contro le minacce, le botte e i femminicidi. “Siamo esauste! Siamo esauste di avere paura ogni volta che usciamo di casa. Siamo esauste di dover avere sempre mille occhi attenti quando siamo sole”, conclude. “Siamo esauste di vivere in un mondo in cui la violenza di genere è un enorme problema a livello educativo e culturale. Siamo esauste di sentirci delle privilegiate per il solo fatto di essere (ancora) vive. Siamo esauste e vogliamo delle persone alleate, pronte a supportarci soprattutto in questi giorni dove la paura domina su tutto il resto. Oggi ho preso più consapevolezza di quanto la strada sia ancora lunghissima. Oggi tutelo me stessa e cerco l’amore tra chi mi vuole bene. Da domani si riprende la lotta”.

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