Scommessopoli, liti in ritiro e quella voglia di smetterla di seguire il calcio

Si può dire? Siamo stufi. Ormai è un pensiero comune e se non è così poco ci manca. Il nuovo caso di scommesse, piombato all’improvviso sul calcio italiano, sta facendo disinnamorare numerosi appassionati. E se questo non bastasse, nella giornata di ieri è arrivata pure la lite tra Nasti e Ruggeri, giocatori dell’Under 21 azzurra, durante il ritiro a Tirrenia. Un alto polverone.

Come dare torto quindi ai numerosi appassionati, sempre più confusi e lontani da un mondo sempre più irriconoscibile. Non c’è bisogno di utilizzare molta retorica. Negli anni i tifosi hanno girato per l’Italia e il mondo intero pur di seguire i propri beniamini. Si sono abbonati a qualsiasi pay tv per tifare la propria squadra anche da casa. Sacrifici in qualche modo traditi dai casi degli ultimi giorni.

Per quanto riguarda Scommessopoli siamo solamente all’inizio. Ogni giorno c’è un nome e da quello che emerge non ci sono di mezzo solamente calciatori, purtroppo. Anche dirigenti e presidenti sarebbero coinvolti in questa nuova piaga del calcio italiano. Quel che è certo è che chi ha sbagliato, pagherà. Come giusto che sia.

Come ha pagato Marco Nasti, escluso dal ritiro Under 21 per aver colpito al volto il suo compagno di nazionale Matteo Ruggeri, esterno dell’Atalanta (per lui sospetta frattura del setto nasale). Come annunciato poi sui social dallo stesso attaccante, Nasti ha subito chiesto scusa (sia in privato che in pubblico) al difensore e ai compagni. Ma ce n’era il bisogno?

Certo, i due casi sono lontanissimi tra di loro. Non è la prima volta che si sente di una scazzottata all’interno di uno spogliatoio, ma è il contesto a lasciare in parte disgustati. Nel giro di due giorni abbiamo assistito prima all’arrivo delle forze dell’ordine a Coverciano, con conseguente allontanamento di Tonali e Zaniolo, e poi al caso Nasti-Ruggeri. Come si può pretendere che le nuove generazioni si avvicinino al mondo del calcio con entusiasmo. Come si può pretendere che sui campi da calcio locali non ci siano casi di violenza, se le notizie che arrivano sono queste? Nessuno vuol fare la morale, ma è inutile negare che dopo questa settimana siamo tutti più distanti da questo mondo. Un mondo, quello del calcio professionistico, che pare sempre più vicino ai soldi e lontano dalla passione: quella dei tifosi, quella dei ragazzini. Quella di tutti noi.

 

 

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