“Donna, vita, libertà e calcio”: l’omaggio del Resistenza Granata all’arbitra iraniana

Un omaggio potente, capace di superare chilometri e avvicinare culture. Domenica 9 ottobre è apparso uno striscione diverso sulle tribune del campo sportivo del Promo Sport Team, squadra che milita nel girone 2 di Terza Categoria: “Donna, vita, libertà… e calcio”. Un omaggio alle donne iraniane da parte dei tifosi del Resistenza Granata, nel giorno in cui ad arbitrare la gara di campionato è stata Sanam Shirvani Ilkhanlar, arbitra della sezione di Torino nata in Iran.
“Come tante altre volte in passato, neppure questa volta vogliamo tacere di fronte a quel che accade attorno a noi e cerchiamo nel nostro piccolo di fare emergere la nostra voce – si legge in una nota pubblicata dal Resistenza Granata su Facebook – Per questo motivo abbiamo esposto un due aste che riprendesse lo slogan delle proteste iraniane aggiungendo la parola “calcio” che, in fondo, è quel che proviamo a fare ogni domenica. Perché aver avuto in campo, nella stessa occasione, sia un’arbitra che una guardalinee è sinonimo di parità, che finalmente si sta gradualmente raggiungendo in un mondo da sempre considerato prettamente maschile come quello calcistico. Ma troppo spesso sono le donne, per il semplice motivo di essere donne, ad essere il primo bersaglio delle dittature e dei regimi: non può esserci vera parità per nessuno di noi fino a quando nel mondo esisterà anche solo un luogo in cui le donne sono oppresse“.
Donne, vita e libertà
Donne, vita, libertà“. A quasi un mese dalla brutale uccisione della curdo iraniana Masha Amini, che ha scatenato la rivolta in Iran, le proteste non si arrestano. Nonostante la violenta repressione del regime di Ayatollah abbia ucciso centinaia di vittime, la mobilitazione non si arresta. Università in sciopero e azioni studentesche contribuiscono alla costruzione di una rivoluzione considerata senza precedenti, perché a portarla avanti sono proprio le donne, ottenendo un sostegno internazionale contro le oppressioni esistenti in tutto il mondo. Dalla rivoluzione culturale attuata nel 1979 dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini, le donne hanno assistito ad un progressivo assottigliamento dei loro diritti e delle loro libertà. Al grido di “Donne, vita, libertà“, slogan che viene dalle strade di Teheran, le giovani rivendicano i loro diritti, sventolano i loro hijab e li bruciano davanti alle autorità iraniane. Infatti, le manifestanti iraniane rivendicano anche l’abrogazione immediata dell’articolo 638 del codice penale islamico, secondo cui qualsiasi atto ritenuto “offensivo” ( tra cui le donne viste in pubblico senza velo) per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi, o 74 frustate.
La sicurezza iraniana non arretra di un passo, così come sostenuto da Hossein Ashtari, capo della polizia: “I rivoltosi dovrebbero sapere che la sicurezza del nostro Paese è la nostra linea rossa e la polizia la salvaguarderà, con tutti i mezzi“. L’Unione Europea sta valutando, insieme agli Usa, l’adozione di nuove sanzioni contro il regime. L’alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Joseph Borrel, ha affermato che il 17 ottobre sarà prevista una riunione dei ministri degli Affari esteri dell’Ue in cui saranno sanciti i provvedimenti contro l’Iran.

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