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L’Ucraina apre alla creazione di una zona smilitarizzata nel Donbass per porre fine alla guerra con la Russia. Nel nuovo piano di pace articolato in 20 punti, ed elaborato nei negoziati tra Kiev e Washington, per la prima volta l’Ucraina prende in considerazione la possibilità concreta di ritirare le proprie truppe dal Donetsk.
Al passo indietro ipotizzato dal presidente Volodymyr Zelensky, però, dovrebbe aggiungersi analoga retromarcia della Russia: nel Donbass verrebbe creata una zona demilitarizzata sotto supervisione internazionale, dopo il via libera della popolazione in un referendum. In particolare, nel Donetsk l’area potrebbe comprendere Kramatorsk e Sloviansk, città controllate da Kiev: cedere le ‘fortezze’ alla Russia significherebbe offrire a Vladimir Putin la base per nuovi attacchi.
Il tema posto dall’Ucraina sul tavolo andrà sviluppato e definito, come evidenzia il punto numero 14 del piano che va ancora discusso e limato: “Un gruppo di lavoro definirà il ridispiegamento delle forze e i parametri di eventuali future zone economiche speciali”. Kiev vorrebbe adottare una soluzione simile anche per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, al momento controllata dalla Russia. Sullo sfondo, in ogni caso, rimarrebbe il giudizio della popolazione attraverso un referendum.
L’apertura di Zelensky, che per la prima volta fa riferimento al ritiro dal Donetsk, rischia di non essere sufficiente per ottenere il semaforo verde dalla Russia. La questione territoriale, ammette il presidente ucraino, rappresenta “il punto più critico”. Putin, da tempo, ribadisce che Mosca raggiungerà tutti i suoi obiettivi sul campo o in sede negoziale: in cima alla lista c’è l’acquisizione del Donbass, che le truppe russe controllano solo in parte. Il Cremlino può rivendicare tutto il Luhansk, ma nella sua cartina ideale manca circa il 30-40% del Donetsk, dove si combatte da mesi in un quadro quasi bloccato.
L’istituzione di una zona economica demilitarizzata nel Donbass richiederebbe discussioni complesse circa la distanza di ritiro delle truppe e la dislocazione delle forze internazionali: “Questioni come quelle territoriali devono essere discusse a livello di leader”, ha detto Zelensky facendo riferimento ad un auspicabile confronto con Donald Trump, senza precisare se i colloqui debbano includere anche Vladimir Putin.
Per Zaporizhzhia, gli Stati Uniti hanno proposto la costituzione di un consorzio tra Ucraina e Russia con quote paritarie. Zelensky ha replicato con una proposta di joint venture tra Stati Uniti e Ucraina, nella quale gli americani avrebbero la facoltà di decidere la distribuzione della loro quota, inclusa la possibilità di trasferirne una parte alla Russia. Il coinvolgimento diretto di Mosca non sarebbe un’ipotesi gradita a Kiev: “Per l’Ucraina questo appare come molto inappropriato e non del tutto realista”.
La strada verso la meta è ancora lunga e tortuosa. Se Ucraina e Stati Uniti trovassero la quadra, bisognerebbe ottenere poi il sì della Russia. Ad oggi, il Cremlino non ha mai preso in considerazione nessuna soluzione al ribasso: non c’è apparentemente nessun motivo per cui Putin dovrebbe ridurre la portata dei propri obiettivi. Perché dovrebbe accettare un compromesso? “Non possono dire al presidente Trump ‘siamo contro un accordo di pace'”, la convinzione di Zelensky, che punta sull”effetto Donald’. “Se fanno ostruzionismo, il presidente Trump dovrebbe armarci pesantemente e imporre tutte le sanzioni possibili contro Mosca”.
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