Cancro al seno, nel docufilm ‘il bagaglio’ un viaggio autentico ed emblematico

(Adnkronos) – Un racconto intenso e autentico che accompagna lo spettatore nel viaggio di una donna che riceve la diagnosi di tumore al seno. Un percorso fatto di fragilità e incertezza, ma anche di forza, consapevolezza e fiducia nella ricerca scientifica. Tutto questo è il docufilm ‘Il bagaglio’, promosso da Msd Italia in collaborazione con Andos onlus nazionale, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Komen Italia e Salute Donna Odv. Realizzato dalla casa di produzione Brandon Box – informa una nota – sarà disponibile sul canale YouTube di Msd e sul sito tumore-seno.it.  

Il film, attraverso le parole e lo sguardo della protagonista, Martina, esplora le emozioni più profonde che seguono una diagnosi di cancro. Ma, soprattutto lancia un messaggio fondamentale: ogni tumore è diverso, come è diverso il percorso di ogni donna che lo affronta. A sottolinearlo è la voce competente e appassionata delle presidenti delle 5 associazioni di pazienti che hanno collaborato alla sua realizzazione. Sono loro a portare esperienze, dati e prospettive concrete, contribuendo a evidenziare il valore della collaborazione tra pazienti, clinici, istituzioni, industria e a riaffermare l’importanza di percorsi di cura personalizzati per ogni donna dopo la diagnosi, dalla scelta delle terapie al supporto psicosociale. 

‘Il bagaglio’ è più di un docufilm: è un invito alla consapevolezza, alla fiducia nella scienza e alla speranza, si spiega. “Le pazienti – affermano le rappresentanti delle 5 associazioni partner del progetto – chiedono maggiore informazione in ogni fase del loro percorso per poter scegliere di farsi curare in un centro specializzato o per conoscere fin dalla diagnosi le caratteristiche del proprio tumore, così da accedere ai percorsi e alle terapie più adeguati. In questo cammino le associazioni dei pazienti rappresentano un sostegno prezioso: aiutano ad alleggerire il peso del ‘bagaglio’ che ognuna porta, e a farsi portavoce delle richieste delle pazienti a un livello istituzionale. Ogni donna ha diritto a un tempo, uno spazio dedicato, a un percorso personalizzato e a un supporto sia fisico sia psicologico”. 

Il tumore al seno resta la neoplasia più frequente tra le donne in Italia con circa 53.600 nuove diagnosi stimate nel 2024. Grazie ai progressi della ricerca, alla diagnosi precoce e a terapie sempre più personalizzate, oggi l’88% delle pazienti è viva a 5 anni dalla diagnosi: attualmente – riferisce la nota – sono 925 mila nel nostro Paese le donne che convivono con una storia di tumore al seno. Uno dei principali traguardi scientifici raggiunti negli ultimi anni è la possibilità di attribuire a ogni tumore al seno una vera e propria carta d’identità, individuando differenti forme di malattia e migliorando la sua presa in carico. “La tipizzazione biologica del tumore, ovvero l’analisi delle sue caratteristiche molecolari, è fondamentale per stabilire la strategia terapeutica più efficace – spiega Michelino De Laurentiis, direttore Sc Oncologia clinica sperimentale di senologia, Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale, Napoli – Oggi una donna non deve solo essere a conoscenza di avere un tumore ma deve sapere, fin dalla diagnosi, di quale sottotipo si tratta. È solo sulla base di queste informazioni che è possibile disegnare il percorso personalizzato per ogni paziente, valutando se procedere subito con la chirurgia o con una terapia sistemica già prima dell’intervento chirurgico”.  

Per questo è essenziale che le donne si rivolgano alle Breast Unit, è l’invito. “In queste strutture chirurghi senologi, oncologi, radiologi, anatomopatologi, radioterapisti, infermieri e psicologi lavorano insieme fin dalla diagnosi per costruire un percorso terapeutico personalizzato, basato sulle più recenti evidenze scientifiche e sulle esigenze specifiche della paziente – chiarisce Carmen Criscitiello, professore associato Humanitas University e responsabile del gruppo di Oncologia mammaria IrccsHumanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) – Questo modello organizzativo, ormai riconosciuto come lo standard di riferimento a livello europeo, sta riscrivendo la storia del tumore al seno, offrendo nuove possibilità di cura e aumentando la speranza anche nei casi più complessi”. 

La valigia – il bagaglio – che Martina riempie e porta con sé fin dalle prime scene del doculfilm è pieno di paure e speranze, ma anche di fiducia nella ricerca che ha permesso di disegnare per lei, come per le altre donne, un percorso tagliato su misura. “La ricerca sta davvero riscrivendo la storia del tumore al seno – sottolinea Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore della divisione di Sviluppo di nuovi farmaci Ieo di Milano – Oggi disponiamo di terapie mirate, immunoterapie, anticorpi coniugati e approcci sempre più personalizzati che ci permettono di offrire speranza anche nei casi più complessi. La comprensione delle caratteristiche biologiche di ogni tumore ci consente di scegliere il trattamento giusto per la paziente giusta, nel momento giusto. Questo è il vero progresso: trasformare la ricerca scientifica in vita e qualità di vita per le donne che affrontano la malattia”. 

Come nel docufilm, il percorso del paziente non è solo clinico, ma profondamente umano: il compagno di Martina è una presenza importante nel racconto, così come lo sono il medico e le altre pazienti e la sua rete di relazioni. “Le donne affrontano momenti di disorientamento e vulnerabilità, in cui il supporto psicologico e la presenza del caregiver sono fondamentali – osserva Giampaolo Bianchini, responsabile dell’Oncologia mammaria nel dipartimento di Oncologia medica, Irccs Ospedale San Raffaele, Milano – Il caregiver rappresenta un ponte tra i clinici e le associazioni di pazienti, rafforzando l’alleanza terapeutica con il medico e favorendo la partecipazione attiva della donna al proprio percorso di cura”.  

Il docufilm promuove una maggiore consapevolezza tra pazienti, caregiver e cittadini sull’importanza di percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati, differenti in base al tipo di tumore e fa seguito ad un’altra campagna di sensibilizzazione, lanciata nel 2024 da Msd (Non sono tutti uguali. Tumori al seno e percorsi di vita). A fare da trait d’union tra i progetti è la voce dell’artista Lucia Ocone. I momenti chiave del docufilm sono infatti sottolineati da brani del monologo con cui, nel 2024, raccontava il vissuto di una donna che riceve una diagnosi di tumore al seno. “Insieme alla prevenzione e alla ricerca, la corretta informazione è uno dei pilastri fondamentali del nostro impegno in oncologia – dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia – Accanto alla nostra missione di portare innovazione dove finora non esistevano soluzioni terapeutiche o opportunità di prevenzione, sentiamo forte la responsabilità di diffondere conoscenza su temi di grande impatto per la salute. Lo facciamo esplorando canali e linguaggi diversi – dalla comunicazione istituzionale ai social media, dai programmi educativi alle partnership con società scientifiche e associazioni pazienti – convinti che solo così si possa raggiungere un pubblico sempre più ampio”.  

“In questo modo – conclude – promuoviamo consapevolezza, favoriamo diagnosi più tempestive e sosteniamo percorsi di cura più efficaci, mettendo al centro le persone e le loro esigenze. Inoltre, rafforziamo la collaborazione con istituzioni, comunità scientifica e territorio, per trasformare l’informazione di qualità in azioni concrete a beneficio dei pazienti. Crediamo nel potere delle storie: le esperienze che danno voce alle persone rendono l’informazione più vicina e comprensibile. In particolare, il cinema, con il suo linguaggio universale ed emotivo è uno strumento potente per sensibilizzare e promuovere comportamenti di prevenzione e corretta informazione”. 

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