
COLLEGNO. Un ritorno che profuma di memoria, gratitudine e appartenenza. Gianluca Lapadula, oggi attaccante dello Spezia e simbolo della nazionale peruviana, questa mattina è rientrato dove tutto è cominciato: il campo del Paradiso Collegno, la sua squadra giovanile tra il 2004 e il 2006. Ventuno anni dopo le prime corse sulla terra di via Vespucci, Lapadula ha scelto di tornare non per celebrare, ma per donare. Un gesto concreto, forte e profondamente simbolico: un defibrillatore destinato alla società che lo ha visto crescere calcisticamente e come uomo.
Ad accoglierlo, oltre cento tra bambine, bambini, ragazzi, allenatori e dirigenti. Un abbraccio collettivo che si è trasformato in un momento di commozione quando la società gli ha restituito un pezzo della sua storia: la maglia originale numero 11, quella indossata dal giovane Gianluca a 14 anni. La stessa che il Paradiso Collegno ha custodito per oltre due decenni.
“Era il momento giusto per restituire ciò che ci ha dato”
Il presidente del club, Franco Mesiano, non ha nascosto l’emozione: “Era il momento giusto per restituire ciò che Gianluca ha fatto per noi. Qui nessuno lo ha dimenticato. La sua determinazione era evidente già da ragazzino e lo è ancora oggi. Questo gesto, il dono del defibrillatore, dimostra che è un campione dentro e fuori dal campo”.
Lapadula, accompagnato dal padre Gianfranco e dalla sorella Anna, ha incontrato ex compagni, mister e dirigenti che non vedeva da anni. “È un’emozione fortissima essere di nuovo qui – ha detto –. Lo sport è condivisione, rispetto e comunità. Sapere di poter contribuire a salvare vite, in un luogo che mi ha formato, è un orgoglio immenso”.
Il valore della prevenzione: un defibrillatore che può salvare vite
La giornata ha avuto anche un importante risvolto educativo. La Croce di Collegno, presente con volontari e personale sanitario, ha mostrato ai più giovani come funziona il DAE e quanto sia decisivo intervenire nei primi minuti in caso di arresto cardiaco. Il presidente Claudio Allemanno ha ricordato che in Italia, ogni anno, circa 60mila persone vengono colpite da un arresto cardiaco extraospedaliero e che anche tra i giovani si registrano oltre 1.000 casi. Avere un defibrillatore funzionante e sapere come usarlo può letteralmente fare la differenza tra la vita e la morte.
Il dispositivo donato da Lapadula, un Life-Point PRO AED, è un modello di ultima generazione, utilizzabile sia su adulti che bambini. Leggero, intuitivo, dotato di AI per evitare scariche inappropriate, effettua controlli automatici periodici e contiene un kit completo per il primo soccorso.
Il Paradiso Collegno dei tempi d’oro: Manzo, Longo, Fantino e la generazione Lapadula
Il ritorno ha riportato alla memoria una delle stagioni più luminose del Paradiso Collegno, allora guidato dal presidente Giuseppe Gibin e da allenatori come Vincenzo Manzo e Moreno Longo, con il responsabile del vivaio Sergio Fantino, talent scout e guida per un’intera generazione di giovani calciatori. In quegli anni Lapadula “vinceva tutto ciò che c’era da vincere”, come ricordano oggi i veterani del club. Un attaccante completo, grintoso, capace di sacrificio e di gol, proprio come lo descrivono oggi.
Dalla Juventus alla Serie A, fino alla nazionale peruviana: una carriera costruita sul sacrificio
Lapadula è nato a Torino nel 1990, a pochi passi dal Filadelfia. Cresciuto tra i fiori del negozio di famiglia, ha mosso i primi passi nella Juventus, prima di approdare al Paradiso Collegno. Da lì una lunga carriera: Pro Vercelli, Ivrea, Parma, San Marino, Teramo, Pescara (capocannoniere in B), il grande salto nel Milan, poi Genoa, Lecce, Benevento, Cagliari e dal 2024 lo Spezia, con cui ha già segnato gol pesanti. Oggi le sue reti da professionista sono 195.
Dal 2020 è anche volto della nazionale peruviana, con cui ha vissuto una Coppa America da protagonista, segnando gol decisivi e indossando nel 2024 la fascia di capitano.
Una mattinata di sport, emozioni e responsabilità
Alla cerimonia – moderata dal direttore di Sprint e Sport Claudio Verretto – erano presenti il vicesindaco di Collegno Antonio Garruto, l’assessore allo sport Gianluca Treccarichi, i Carabinieri, gli sponsor del club e la Croce di Collegno. I giovani atleti hanno assistito alla dimostrazione del DAE, consapevoli che la sicurezza nei luoghi sportivi è una responsabilità condivisa.
Il gesto di Lapadula non è stato dunque solo un dono materiale, ma una lezione morale: ricordare da dove si parte, essere grati e restituire ciò che si è ricevuto. A volte il gol più bello non si segna in campo.
