
AREZZO. Il 2-1 di Arezzo non è soltanto una sconfitta, ma un segnale. Il secondo ko consecutivo, maturato ancora una volta con lo stesso punteggio, racconta il momento del Bra meglio di qualsiasi tabellino: una squadra che lotta, che non crolla mai del tutto, ma che oggi paga ogni minimo dettaglio. E soprattutto che non riesce a trasformare le proprie prestazioni in punti, proprio ora che la classifica inizia a tirare una linea sempre più netta tra chi risale e chi rischia di affondare.
Fino a due settimane fa il volto del Bra era diverso. Il trittico con due pareggi e la vittoria sul Rimini aveva ridato fiato, convinzione, struttura. La sensazione diffusa era quella di un gruppo finalmente dentro la stagione, finalmente capace di soffrire e restare in piedi. Poi sono arrivate due gare diametralmente opposte per contesto, ma simili nel verdetto: due sconfitte, due 2-1, due partite che lasciano rimpianti diversi.
Contro il Pineto, sabato scorso, il Bra aveva mostrato progressi evidenti. Era mancato solo il risultato, sfumato nel finale, e a Fabio Nisticò era rimasto in mano un bicchiere mezzo pieno: prestazione solida, occasioni costruite, personalità. Tutti segnali incoraggianti.
Arezzo, invece, è stata una storia diversa. Più dura, più complessa, contro un avversario in testa alla classifica e che non fa mistero delle proprie ambizioni. Eppure, anche qui, qualcosa ha lasciato il segno. Gli amaranto, privi di mezza squadra, hanno mostrato fragilità inedite, e il Bra – pur soffrendo tanto nel primo tempo – ha avuto la capacità di rientrare in partita e provare a riaprirla con Baldini. La reazione, però, è arrivata tardi, quando la partita aveva già preso una direzione difficile da invertire.
Questo è il punto centrale del momento giallorosso. Il Bra dimostra in ogni uscita di potersela giocare con tutti, anche contro chi – come l’Arezzo – sta attraversando un periodo di forma e risultati da grande del girone. Ma alla squadra manca ancora un passo ulteriore: quello della continuità all’interno dei 90 minuti, quello della cattiveria sportiva nei momenti decisivi, quello dell’equilibrio mentale nei frangenti in cui le partite si decidono.
E la classifica non aspetta. I giallorossi restano al terzultimo posto con 10 punti, una posizione che mette pressione e che potrebbe diventare ancora più rischiosa se Perugia e Torres, che si affronteranno nel weekend, dovessero fare risultato. Non è allarme, ma la soglia di attenzione si alza.
Per uscire da questa zona serve una nuova serie di risultati utili consecutivi, simile – ma più lunga – a quella vista poche settimane fa. Il Bra ha già dimostrato di poter imbastire un filotto. Ora deve dimostrare di poterlo ripetere, con la maturità di chi ha attraversato difficoltà, cambiamenti e scossoni emotivi.
La squadra è viva, il gruppo risponde, l’identità c’è. Ma per restare agganciati al treno salvezza non basterà più giocare bene a tratti: servirà concretezza, punti, e una gestione più feroce dei momenti chiave.
Il campionato entra nella fase in cui ogni settimana può cambiare tutto. Ed è proprio qui che il Bra deve ricominciare a correre.
