
TORINO. Il Vanchiglia non è più una sorpresa, e chiamarla favola sarebbe riduttivo. Quella granata è la naturale conseguenza di anni di lavoro costante, fatto di programmazione, idee chiare e coraggio. Una filosofia semplice ma non banale: crescere i ragazzi del proprio settore giovanile, affiancarli a veterani di categoria e dare continuità al progetto tecnico.
Il percorso del Vanchiglia, negli ultimi campionati, ha visto momenti di gloria, con piazzamenti di vertice e corse ai playoff sfiorate, ma anche stagioni più complicate, con salvezze sudate fino all’ultimo. Sempre, però, è rimasta intatta la visione: fare calcio con i propri giovani, trasformando ogni risultato in una tappa di crescita.
A rendere tutto questo possibile c’è Ramin Binandeh, ormai da anni punto fermo della panchina granata. Più di un semplice tecnico, è il motore del progetto Vanchiglia: i risultati sportivi portano la sua firma, così come la crescita e l’esplosione di numerosi ragazzi diventati protagonisti in prima squadra e non solo. La sua continuità, la conoscenza profonda dell’ambiente e la capacità di valorizzare ogni singolo talento hanno reso la squadra granata un modello riconoscibile e vincente.
In questo avvio di stagione, la terza squadra di Torino sta vivendo un momento d’oro. In Coppa Italia di Eccellenza ha eliminato il Chieri, formazione di grande tradizione, mentre in campionato ha centrato due vittorie su due, issandosi in vetta alla classifica a pari punti con l’Alessandria. Quattro i gol realizzati, appena uno subito: numeri da grande squadra, che certificano il salto di qualità dei ragazzi granata.
E questa sera arriva un nuovo appuntamento con la storia: l’andata degli ottavi di Coppa Italia, ulteriore occasione per misurarsi, continuare a stupire e vivere un sogno che ha basi concrete. Perché il Vanchiglia non incanta per caso, ma perché ha costruito, stagione dopo stagione, un’identità riconoscibile e solida.