”L’omosessualità è un danno mentale”. A quasi 10 giorni dall’inizio della Coppa del Mondo, queste sono le parole pronunciate dall’ex calciatore e portavoce del Paese arabo per la manifestazione Khalid Salman, durante un’intervista rilasciata all’emittente televisiva tedesca Zdf, per il documentario “Qatar segreto” andato in onda ieri, martedì 8 novembre.
”Bisogna accettare le nostre regole qui”, ha proseguito l’ex calciatore, definendo l’omosessualità ”haram”, cioè proibita secondo la religione dell’Islam. Solo in un secondo momento l’intervista è stata interrotta dal Comitato Organizzatore della Coppa del Mondo.
“Molte cose arriveranno nel Paese durante i Mondiali. Per esempio, parliamo di gay – ha detto Salman, sottolineando i “problemi con i bambini che vedono i gay. Perché allora imparerebbero qualcosa che non va bene“.
Parole che suonano come schiaffi ai diritti delle persone LGBTQIA+ e mettono in luce discriminazioni di fatto regolamentate a livello normativo e socialmente accettate. Parole che non possono passare inosservate, ma devono necessariamente tenere alta l’attenzione sui diritti civili in uno Stato in cui vige la monarchia costituzionale, ma ancora fortemente repressivo contro le minoranze. Diverse organizzazioni non governative e associazioni hanno denunciato gli innumerevoli episodi sistematici di ordinaria violenza arbitraria perpetuata nei confronti delle persone LGBT, tra cui diversi arresti in luoghi pubblici basati esclusivamente sull’identità di genere delle persone offese.
Alcuni attivisti del gruppo All Out hanno protestato davanti alla sede della FIFA a Zurigo. Il gruppo ha denunciato un mancato posizionamento da parte della FIFA, alla quale viene chiesta di prendere provvedimenti, impegnandosi pubblicamente a incalzare misure concrete per la sicurezza di coloro che intendono seguire l’evento.
In una mail dell’ente calcistico, un portavoce fa sapere che “La FIFA è fiduciosa che tutte le misure necessarie saranno messe in atto per i fan LGBTQIA+ per godersi il torneo in un ambiente accogliente e sicuro, proprio come per tutti gli altri“.
“Il Qatar come paese ospitante è pienamente impegnato a garantire che tutti siano in grado di godersi il torneo in un ambiente sicuro e accogliente, compreso membri della comunità LGBTQIA+“, ha aggiunto la FIFA.
Necessaria resta dunque l’attenzione a livello internazionale sulle violazioni dei diritti delle persone nel Paese ospitante l’evento sportivo mondiale. Paese che, ricordiamo, è finito negli ultimi anni nel mirino mediatico, grazie ad alcune inchieste giornalistiche, per le innumerevoli morti bianche durante la costruzione degli stadi, oltre alla stessa insostenibilità ambientale delle infrastrutture.