Il peso di essere figli d’arte: il caso Dorotea Del Piero

TORINO – Nascere con un cognome importante sulle spalle è certamente un privilegio, ma spesso può trasformarsi in un peso, soprattutto quando i figli d’arte scelgono di seguire le stesse orme dei genitori.

Simeone, Chiesa e Maldini sono solo alcuni dei figli d’arte che hanno deciso di intraprendere la carriera calcistica, proseguendo il cammino tracciato dai loro padri campioni.

La novità più recente è il ritorno del cognome Del Piero in casa bianconera: questa volta, però, è la secondogenita Dorotea (classe 2009) a indossare i colori della Juventus. Da poco più di un mese, infatti, la giovane calciatrice ha intrapreso la sua avventura nella Juventus Women, proprio come fece il papà Alex nella stagione 1993-94, quando esordì a soli 18 anni con la maglia della Juventus.

Da quel 12 settembre 1993, nacque un amore viscerale tra l’ex capitano e il popolo juventino; un legame, che non ha certamente bisogno di spiegazioni, e il quale ha scritto pagine indelebili non solo nella storia della Juventus, ma anche in quella del calcio italiano.

Questa storia, ora, sembra destinata a ripetersi con il nome di Dorotea che, con la nuova maglia, ha messo a segno una tripletta contro l’Aosta Calcio 511 nel campionato regionale U17, in una partita in cui le bianconere hanno travolto la squadra valdostana con un netto 14-0.

Ma ci stiamo, forse, lasciando prendere la mano nella narrazione che coinvolge non solo la giovane Dorotea, ma i figli d’arte in generale?

L’arrivo in bianconero della figlia di Alex Del Piero è stato accolto con grande entusiasmo dai giornali e dai tifosi, che hanno subito espresso parole di incoraggiamento per la ragazza. Tuttavia, insieme ai commenti positivi, è arrivata anche un’ondata di critiche e odio: inizialmente, con la classica retorica sulla presunta mancanza di meritocrazia, accusando l’ingresso in squadra della giovane ‘Pinturicchio‘ un merito dovuto solo dal cognome e dalla fama del padre.

Argomentazioni ormai prevedibili (e alquanto noiose) quando si parla di figli d’arte, ma questa volta si è andati oltre: alcuni commenti sono degenerati anche su un piano sessista, dimenticando che stiamo parlando di una minorenne che sta semplicemente inseguendo il proprio sogno.

Forse ci siamo dimenticati tutti che Dorotea è, prima di tutto, una ragazza di soli 15 anni. È giusto accanirsi così su di lei? No, come non lo è esagerare nell’esaltare ogni sua singola prestazione sportiva da qui in poi.

Il nome Del Piero è e resterà indimenticabile nella storia della Juventus, ma stiamo parlando di Alex, non di sua figlia. Lasciamo che Dorotea viva questa esperienza in maglia bianconera con serenità e spensieratezza, come qualsiasi giovane ragazza che sogna un futuro nel calcio.

Avremo tempo per esaltare o giudicare le sue prestazioni, ma oggi lasciamola essere semplicemente una ragazza come tante, non solo “la figlia d’arte“.


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