Venezuela, deputato Davila arrestato dopo intervista con Adnkronos

(Adnkronos) – Cinque ore dopo l'intervista rilasciata all'Adnkronos Williams Davila, politico venezuelano e attuale deputato all'Assemblea nazionale del Venezuela per il partito Azione, è stato arrestato a Caracas suscitando lo scalpore dell'Istituto Milton Friedman che si è detto "sconvolto". Nell'intervista il deputato aveva lanciato un appello al governo italiano e alla premier Giorgia Meloni chiedendo il sostegno di Roma "nel processo che stiamo portando avanti affinché la sovranità sia rispettata e il Venezuela possa, finalmente, essere in pace".  La comunità internazionale", aveva sottolineato il parlamentare venezuelano, membro dell'Istituto Milton Friedman, può fare pressione dall'esterno "affinché il Consiglio nazionale elettorale mostri i verbali che sostiene di avere. La premier Meloni sa che la volontà del popolo e la sua sovranità devono essere rispettate, e sono sicuro che sosterrebbe quanto dico. Quello che è successo il 28 luglio è stato un fenomeno elettorale che non si vedeva dal secolo scorso. La gente si è recata ai seggi in massa e ha votato per Edmundo Gonzalez come nuovo presidente del Venezuela". Il regime di Maduro, aveva aggiunto, "deve sapere che qui nessuno riposerà fino a quando la sovranità popolare e la giustizia non prevarranno e non saranno rispettate". Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, si è detto "sconvolto" per l'arresto di Dávila avvenuto "soltanto 5 ore dopo l’intervista all’Adnkronos e poche ore dopo la mia ultima telefonata con lui, a Caracas, il regime lo ha sequestrato illegalmente in piazza attraverso i collettivi. Non abbiamo più notizie circa le sue sorti, siamo in costante contatto con la sua famiglia e con gli Amici dell’opposizione venezuelana". "Williams – sottolinea – è un vero leone della libertà, è stato governatore di Merida e membro del parlamento, è uno dei più affermati leader dell’opposizione e da 5 anni fa parte del Comitato scientifico del nostro Istituto Friedman. Williams è anche cittadino portoghese".  "Chiediamo immediatamente alla Comunità internazionale e in particolare ai governi di Portogallo e Italia – sottolinea ancora Bertoldi – ogni sforzo possibile per la sua liberazione, così come per quella di tutti i prigionieri politici in Venezuela. Denunciamo inoltre la sparizione dell’On. Americo de Grazia, altro amico, storico volto dell’opposizione venezuelana e cittadino italiano, del quale non si hanno più notizie da oltre 24 ore. L’Unione Europea ha il dovere morale, civile e giuridico di intervenire ed esercitare ogni pressione per la liberazione dei dissidenti politici, tanto più quando questi sono anche cittadini europei". "Chiediamo la liberazione immediata dell'ex governatore e deputato Williams Davila" scrive in un post su X Luis Almagro, segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (Oas). "Come comunità internazionale non possiamo ammettere la normalizzazione delle violazioni dei diritti umani commessi dal regime dittatoriale venezuelano". Nelle scorse ore Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, organizzazione con sede in Roma presente in oltre 30 Paesi al mondo, ha denunciato come "soltanto cinque ore dopo l'intervista dell'amico onorevole Williams Davila all’Adnkronos, nella quale lo stesso si è appellato alla Premier Giorgia Meloni e poche ore dopo la mia ultima telefonata con lui, a Caracas, il regime lo abbia sequestrato illegalmente in piazza attraverso i collettivi". "L'arresto del deputato dell'opposizione venezuelana Williams Davila, dopo il suo appello al Governo Meloni e alla politica italiana tramite l'intervista dell'Adnkronos per un aiuto, è una terribile notizia che si inserisce in un quadro sempre più cupo", dice, parlando con l'Adnkronos, il deputato di Fratelli d'Italia Giangiacomo Calovini, capogruppo Fdi in Commissione Esteri alla Camera. "Ciò che sta accadendo nel paese sud americano – osserva Calovini – è intollerabile e nessuno può essere insensibile o rimanere in silenzio davanti alle atrocità che il regime comunista di Maduro continua a perpetrare nei confronti dei cittadini venezuelani che da giorni chiedono solo il rispetto dei basilari diritti civili e il ripristino della democrazia che da troppo tempo manca". Il Governo italiano, assicura il parlamentare di Fdi, "si sta interfacciando con gli alleati, le istituzioni europee e gli organismi sovranazionali per cercare di migliorare la situazione in questo terribile contesto".  "Anche il Parlamento italiano – sottolinea – non è fermo. Da qualche giorno a nome del gruppo che rappresento in Commissione Esteri ho depositato una risoluzione sul tema venezuelano, che verrà discussa subito dopo la sosta estiva, e che mi auguro troverà consenso da tutte le forza politiche presenti in Parlamento per condannare le atrocità del regime di Maduro", conclude Calovini. "Davila è solo l'ultima voce, non arrestata ma rapita, per zittire il dissenso verso Maduro" dice all'Adnkronos l'ex deputata venezuelana e dissidente Mariela Magallanes. La donna racconta quanto sta accadendo nel Paese dopo le elezioni del 28 luglio scorso. "L'opposizione si è stretta intorno a Maria Corina Machado (già candidata presidente nel 2023, ndr), capace di mobilitare tutti i venezuelani, e non solo delle opposizioni, in difesa il voto. Davila è stato preso a un evento 'Vigilia per il Venezuela' con l'obiettivo di fiaccare il sostegno a Maria Corina Machado e spingerla così a un passo indietro. Davila non è stato arrestato, è stato rapito. Davila è un ostaggio del regime". Dal 28 luglio però è cominciata una vera e propria caccia da parte dei fedelissimi di Maduro: "Non solo contro i politici a livello nazionale, ma contro tutta la popolazione". Nel mirino del regime, conferma Magallanes, "giovani e donne, i veri protagonisti, la vera base, di questo movimento, che si sta formando in maniera spontanea". Una base che non ha armi o finanziamenti, "ma solo la volontà di uscire in maniera pacifica da questo regime". Il rischio, ammette Magallanes, che Maduro voglia rimanere al potere in ogni modo è concreto. "Quello che sta accadendo in Venezuela non è infatti nient'altro rispetto a quanto promesso: pochi giorni prima del voto – prosegue la dissidente – Maduro aveva annunciato, se non fosse stato riconfermato Presidente del Venezuela, un bagno di sangue". Per mantenere lo status quo, Maduro "si sta facendo ben pochi scrupoli, compreso il ricorrere a mercenari stranieri per il lavoro sporco: a Caracas ci sono con certezza le milizie russe del gruppo Wagner, ma anche le 'Vespe nere' delle forze speciali cubane e altri gruppi paramilitari", prosegue la deputata. Mariela Magallanes, costretta nel 2019 a lasciare il Paese sudamericano, è convinta che Maduro abbia perso le elezioni, senza dubbio: "Abbiamo le prove che almeno il 67% dei voti è andato a Edmundo Gonzalez Urrutia". E con le opposizioni che hanno le prove della sua sconfitta, e un popolo che scende in piazza e continua a morire per la libertà, "Nicolás Maduro deve permettere la transizione". Transizione che, secondo l'ex deputata, è possibile: "Non sarà facile, ma ho speranza che possa avvenire. Dipende soprattutto da noi", ma non solo. La politica latinoamericana infatti chiede che il mondo "non perda di vista il nostro Paese, rimanendo accanto al popolo venezuelano, che ha bisogno di vivere in libertà e democrazia dopo che, per troppo tempo, è stato schiacciato e privato dei suoi diritti". Di vitale importanza poi, il tempo: "Più passa e più si dà modo al regime di cambiare strategia e consolidare la sua posizione. E questo significa solamente maggiori fughe dal Paese e una situazione economica che non può far altro che peggiorare". Definisce "allarmante" il silenzio della Corte penale internazionale Erika Guevara-Rosas, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International, sostenendo che l'ufficio del procuratore "ha assistito all'uccisione di decine di persone per mano delle forze di sicurezza e dei gruppi armati filogovernativi, oltre alla detenzione arbitraria di più di 2.000 persone in pochi giorni, solo per essersi opposte o per essere state percepite come dissidenti nei confronti del governo di Nicolás Maduro. A tutto questo – prosegue Guevara-Rosas – si aggiungono attacchi, minacce e la stigmatizzazione dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile che denunciano l’operato arbitrario del governo, cercando nell'ufficio del procuratore un'ultima speranza di giustizia". "La tragedia in corso è il risultato dell'impunità per le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini contro l'umanità che il governo di Maduro ha perpetrato per anni. Tuttavia, l'attuale intensificarsi e la crescente gravità delle azioni condotte contro il popolo venezuelano richiedono un'accelerazione urgente delle indagini sulla situazione nel Paese". "In termini concreti – prosegue Amnesty International – ci aspettiamo che il procuratore rilasci una dichiarazione preventiva come ammonimento verso i sospetti responsabili di crimini di diritto internazionale e di altre violazioni dei diritti umani. Lo esortiamo, inoltre, a manifestare pubblicamente sostegno alle Ong e ai difensori dei diritti umani del Venezuela condannando gli attacchi contro coloro che sono stati presi di mira per il loro instancabile impegno per la giustizia. Ora più che mai – conclude Guevara-Rosas – è necessario che l'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale agisca in modo deciso e immediato". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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