RUBIANA – Finora, abbiamo sempre sottolineato quanti stereotipi e pregiudizi circondano il mondo dello sport femminile, dimenticandoci che anche il mondo maschile soffre, ancora, di queste tristi dinamiche. Stiamo parlando della danza: tutti, almeno una volta nella vita, hanno sentito dire ‘sei una femminuccia’ nei confronti di un ballerino. Raffaello Brancato, rubianino classe ‘98, si racconta ai microfoni di Piemonte Sport, lanciando un messaggio contro i pregiudizi rivolti ai ballerini e parlando di come sia nata la sua passione.
“Ho cominciato a ballare all’età di 4 anni: mia mamma ha una scuola di ballo ad Avigliana, quindi sono sempre stato in sala con lei”, afferma Raffaele. “Un simpatico aneddoto che mi racconta sempre, è quando, durante una lezione di danza moderna, sono sceso dal passeggino iniziando a ballare la coreografia insieme alle ragazze che si stavano allenando!”. Oggi, Brancato è ai vertici della danza di coppia latinoamericana e, tra le tante competizioni vinte, può annoverare un bronzo ai campionati italiani (ottenuto all’età di 14 anni), e un bronzo al campionato mondiale nella categoria U21; ma il frutto di questi prestigiosi traguardi, sono stati il risultato di un percorso arduo e in salita, che lo hanno reso l’atleta di oggi.
“La prima difficoltà che ho riscontrato nella mia carriera, è stato approcciarmi a questo sport anche come un divertimento: fin da piccolo ho sempre voluto fare le cose con serietà e professionalità, visto il mio carattere competitivo, ma questo approccio mi ha reso molto nervoso; ricordo un periodo in cui affrontavo gli allenamenti con il mal di pancia”, prosegue. “La seconda difficoltà è stata affrontare le gare nazionali: ho avuto un paio di anni molto negativi in termini di risultati, le gare locali erano sempre positive, ma nelle gare nazionali non riuscivo a performare quanto gli altri miei coetanei; ho pianto spesso e ho pensato di smettere. Devo ringraziare mia mamma, mi è sempre stata molto vicino e ha sempre visto il mio talento, convinta che sarebbe emerso più avanti”.
Avevamo già sottolineato, quanto l’aspetto psicologico sia fondamentale nella carriera di un atleta, e di quanto esso possa essere determinante nel raggiungimento degli obiettivi e dei risultati per i quali si lavora duramente.Brancato, continua il suo racconto parlando di come sia riuscito a superare i propri demoni, trovando quella fiducia che ha lo ha condotto a diventare un professionista: “Oltre a mia madre, ho conosciuto uno/due personaggi (che non fanno più parte del mio percorso), che mi hanno stimolato anzitutto ad avere fiducia in me stesso e nelle mie capacità; questo cambiamento mentale mi ha permesso di comprendere che potevo divertirmi ed essere ambizioso allo stesso tempo. Ho conosciuto molti ballerini che, pur essendo dei portenti da bambini, hanno abbandonato questa professione molto giovani, a causa della troppa pressione psicologica; il mio percorso più graduale, invece, mi ha permesso di migliorarmi negli anni”.
Come anticipato all’inizio, il mondo della danza, per un uomo, è ancora sommerso di pregiudizi e commenti negativi: Raffaello, con la sua testimonianza, ci racconta come ignorato tali dinamiche sociali, perseguendo con convinzione e determinazione la sua strada; “Sinceramente i pregiudizi delle persone non hanno particolarmente influito nel mio percorso; ricordo di alcuni episodi spiacevoli: una bambina, alle elementari, mi disse che facevo uno sport da donne. Inoltre, per un periodo della mia vita ho giocato a calcio, sicuramente nello spogliatoio e tra i genitori ci saranno stati dei commenti a riguardo.
Quello che mi ha sempre aiutato, è stato il fatto che nella mia disciplina ho sempre conosciuto tanti uomini, che negli anni sono stati dei punti di riferimento per il mio percorso: non nasco come un ballerino di danza classica, il mio mondo è sempre stata la danza latinoamericana di coppia, per cui sono sempre andato avanti per la mia strada”.
La visione della società, nei confronti della danza, sta lentamente cambiando, ma la strada per ottenere il raggiungimento del non-pregiudizio è ancora in salita: “nella scuola di danza di mia mamma, vedo tanti papà che sono contrari al fatto che il figlio voglia intraprendere questo sport, e di questo ne sono dispiaciuto. La danza, è un modo per esprimersi ed essere sé stessi, l’essere a contatto con una persona dell’altro sesso, e crescerci insieme, ti fa comprendere anche dei punti di vista differenti. Inoltre, fin da piccoli siamo abituati a collaborare con il nostro partner: durante gli allenamenti, nella fase pre-gara, negli spogliatoi etc.”.
In conclusione, Brancato manda un messaggio a tutti quei ragazzini che hanno paura nell’approcciarsi a questo mondo per via dei possibili giudizi esterni: “E’ importante seguire il proprio cuore, perché rinunciare alle proprie passioni può condurre solo a un senso di infelicità futura, riflettendo in modo negativo la nostra vita quotidiana: bisogna essere forti mentalmente. Per la mia personale esperienza, posso suggerire di provare a competere per superare queste paure: porsi degli obiettivi, può aiutare a distogliere l’attenzione da tutti quei commenti negativi che sono fuorvianti. Inoltre, suggerisco di avere dei modelli da seguire: come ho già espresso precedentemente, queste figure mi hanno aiutato a ignorare i giudizi delle persone, permettendomi non solo di sentirmi parte di un gruppo, ma anche di focalizzarmi sul raggiungimento dei miei traguardi”.