Ecco come il Vado ha vinto lo scontro diretto: un capolavoro tattico firmato Roselli

VINOVO. Il colpo del Vado a Vinovo non nasce solo dalla magia su punizione di Ciccone, ma da una lettura tattica lucida, quasi chirurgica, firmata Giorgio Roselli. Una partita preparata con un obiettivo preciso: togliere profondità al Chisola, abbassare i ritmi e rendere sterile il possesso dei padroni di casa. Missione compiuta.
Primo tempo: il Chisola comanda, il Vado colpisce. L’avvio è tutto biancoblù: fraseggi, ampiezza, pressione alta. D’Iglio detta il tempo, spostando la palla da una parte all’altra con continuità, mentre sulla corsia sinistra Favale e Rastrlli trovano praterie alle spalle di Syll, spesso in affanno nei duelli individuali.
Il Chisola costruisce, arriva al limite, ma non punge. Il Vado invece aspetta, ordinato e cinico. Alla prima vera occasione, colpisce: una punizione dal nulla, trasformata in un capolavoro da Ciccone, che apre l’incrocio e cambia l’inerzia della gara.
È la fotografia perfetta del primo tempo: un Chisola esteticamente superiore, un Vado pragmatico e letale.
Ripresa: muro basso, nervi saldi e attaccanti “faro”. Nel secondo tempo Roselli abbassa ancora di più il baricentro. Dieci uomini dietro la linea della palla, blocco compatto, pochi rischi: una difesa che, per 45 minuti, non concede neanche un metro dentro l’area.
Il Chisola spinge, gira il pallone, ma gira lontano. La scelta del Vado è chiara: costringere gli avversari a palleggiare in zone innocue — a metà campo o larghi sulle fasce — limitando al minimo i corridoi interni. Favale e Rastrelli, brillantissimi all’inizio, nella ripresa trovano la porta chiusa.
Decisiva anche la gestione degli attaccanti: Raffini e Arras, poi Vita, più che cercare l’area avversaria fungono da “valvola di sfogo”. Due riferimenti costanti sulle ripartenze, utili non solo per respirare ma anche per impedire al Chisola di sganciare un difensore in più. Di fatto, Ascoli è costretto a mantenere sempre un 3 contro 2 dietro, senza mai concedere parità numerica.
Nel mezzo, a centrocampo, si è creato il vuoto. Con il Vado rintanato davanti alla propria area, le mezzali Azizi e Scienza finivano spesso per occupare gli stessi spazi di Rizq, lasciando un’enorme porzione di campo scoperta. Un rischio calcolato, perché di fatto la gara non si è mai giocata in quelle zone, soprattutto nella ripresa.
Il risultato? Percentuali di possesso del Chisola vicine al 70-75%, ma senza vere occasioni fino all’82’, quando Rizq di testa sfiora il gol che avrebbe riaperto tutto. Bellocci però vola e salva la partita.
Due filosofie opposte: la serata premia chi fa meno errori. Vinovo ha messo di fronte due modi di pensare il calcio: il Chisola di Ascoli, estetico, fluido, amante del pallone; il Vado di Roselli, concreto, duro, capace di leggere i momenti.
Questa volta ha vinto l’esperienza: pochi fronzoli, una struttura tattica rigida, e la capacità di colpire con una giocata individuale. Un risultato che pesa come un macigno sulla classifica.
Con il recupero contro il Gozzano alle porte, i liguri hanno ora la possibilità di allungare per la prima volta da veri padroni del campionato.
Il Chisola esce sconfitto, ma non ridimensionato: la qualità del gioco resta, l’identità anche. Ma per vincere certe partite, serve qualcosa in più. E ieri, l’ha avuto il Vado.
