Nessun coro, nessun applauso: il giorno in cui il calcio ha perso la sua voce
VILLAFRANCA D’ASTI. Ha fatto discutere, e continua a farlo, la decisione di giocare Pro Villafranca–Alessandria a porte chiuse, dopo l’ordinanza firmata dalla sindaca Anna Macchia in seguito al parere negativo della Commissione Comunale di Pubblico Spettacolo. Una scelta che, se da un lato risponde a un tema di sicurezza, dall’altro ha lasciato sul campo l’amaro di chi vive il calcio ogni giorno — dentro e fuori dal rettangolo verde.
La tifoseria grigia si è sentita colpita e, in qualche modo, discriminata. Su Hurrà Grigi, portale di riferimento del tifo alessandrino, il tono è chiaro: “Questa è una grave offesa per tutta la tifoseria grigia: se i nostri tifosi sono un pericolo per l’incolumità pubblica, vuol dire, stando a questa decisione, che tra di noi ci sono reali o potenziali delinquenti. E allora, visto che la responsabilità penale è personale, fuori i nomi!”
Una reazione comprensibile, perché al di là dei toni, resta difficile accettare un provvedimento che priva un’intera comunità di una giornata di sport. Anche la Pro Villafranca, per bocca del presidente Josi Venturini, non ha nascosto il proprio dispiacere: quella con l’Alessandria era una partita che la società astigiana aspettava da mesi, un vero evento per una realtà di provincia che festeggia 80 anni di storia. “Una beffa per tutti”, l’ha definita Venturini. E, in effetti, lo è.
Sul piano della logica, è giusto dire che se non ci sono condizioni di sicurezza adeguate, un sindaco ha il dovere di intervenire. Ma qui a sorprendere è il contesto: non è certo la prima volta che i tifosi dell’Alessandria si muovono in massa verso i campi di provincia. Lo hanno fatto per tutta la scorsa stagione, dopo il fallimento societario e la ripartenza in Promozione. Alcuni impianti erano più attrezzati, altri meno, ma nessuna partita si era mai disputata senza pubblico.
A rimetterci, in fondo, sono tutti. Le società, che perdono l’incasso; i giocatori, che si ritrovano a giocare in un silenzio surreale; i tifosi, che perdono un pezzo di quella dimensione popolare che è l’anima del calcio dilettantistico. Per la Pro Villafranca, l’occasione mancata pesa doppio: non solo per l’emozione di ospitare una grande piazza, ma anche per l’indotto economico che una gara simile poteva generare.
Rimane allora la domanda, amara e provocatoria: se il calcio è dei tifosi, di quali tifosi parliamo? Quelli che riempiono gli stadi ma devono restare fuori per “sicurezza”? Quelli che vengono trattati da potenziali problemi d’ordine pubblico, anche quando non lo sono?
Venturini ha ricordato come, al Villa Park, non si sia mai verificato un episodio di violenza. E i tifosi grigi, abituati a ben altri palcoscenici, in questi mesi hanno dimostrato di saper vivere la dimensione del calcio di provincia con rispetto e passione, trasformando ogni trasferta in una piccola festa.
Negare tutto questo significa togliere qualcosa non solo alle due società, ma all’essenza stessa di questo sport. Il calcio, quello vero, nasce dalla gente e per la gente. E quando a pagare sono i tifosi corretti, chiudere i cancelli non è solo una sconfitta organizzativa. È, semplicemente, una sconfitta del calcio.