
GORGOZOLA. Settimo pareggio in nove giornate, secondo 0-0 consecutivo: il Novara non riesce a sbloccarsi e lascia ancora l’amaro in bocca ai propri tifosi. Al Comunale di Gorgonzola, contro la Giana Erminio, la squadra di Andrea Zanchetta gioca una partita ordinata ma priva di coraggio, chiusa in uno 0-0 che fotografa perfettamente il momento degli azzurri.
Primo tempo: emozioni concentrate e un gol annullato. La gara si apre con un minuto di raccoglimento per ricordare Roberto Vicardi, storico capitano della Giana. Il match scorre poi su ritmi bassi e grande equilibrio. Il Novara tiene bene il campo ma non riesce mai a impensierire Zenti. La prima vera occasione è per i padroni di casa: Boseggia salva due volte su Renda e Ruffini, tenendo in piedi i suoi.
Al 32’ il pubblico di casa esplode per il presunto vantaggio firmato Gabbiani, ma dopo una lunga revisione FVS, l’arbitro Deborah Bianchi di Prato annulla la rete per un tocco di mano di Akammadu. Nel finale di tempo un brivido ancora per gli azzurri con Previtali, ma il primo tempo si chiude senza gol.
Secondo tempo: equilibrio e poche emozioni. Nella ripresa il copione non cambia: tanto equilibrio, pochissimi spazi e gioco spesso spezzettato dalle interruzioni. Il Novara prova a cambiare qualcosa con gli ingressi di Da Graca e Morosini, ma la manovra resta lenta e prevedibile. L’occasione più nitida capita proprio a Da Graca, che non trova la porta da pochi metri.
La Giana risponde nel finale con due grandi chance: Colombara spreca da posizione favorevole, poi Occhipinti calcia alto al 94’. Ultimo brivido di una gara che si chiude sullo 0-0 dopo sette minuti di recupero.
Settimo pareggio e tanta amarezza. Per il Novara, quello di Gorgonzola è il settimo pareggio in nove giornate: un dato che racconta una squadra solida ma priva di incisività offensiva, ancora senza vittorie in campionato. La sensazione è che a vincere, questa volta, sia stata la paura di perdere.
Ora servirà una reazione vera, mentale e tecnica, per invertire un trend che inizia a pesare. Perché la classifica non aspetta, e il pareggio, quando diventa abitudine, smette di essere un punto guadagnato.