(Adnkronos) – Con ‘Private Music’ i Deftones arrivano al decimo album trovando un equilibrio raro tra aggressività e sensibilità. Non perché la band di Sacramento abbia rivoluzionato il proprio suono, ma perché riesce ancora una volta a piegare le proprie regole, costruendo un disco che guarda avanti senza dimenticare le stagioni più ispirate della sua storia. A rendere possibile questo equilibrio contribuisce anche il ritorno in studio con Nick Raskulinecz, lo stesso produttore che aveva accompagnato Chino Moreno e soci nella fase di rinnovamento di ‘Diamond Eyes’ (2010) e ‘Koi No Yokan’ (2012). Insieme hanno ritrovato una chimica che, a distanza di anni, continua a dare risultati solidi.
Sicuramente quello dei Deftones è uno dei ritorni più attesi di questo 2025, a cinque anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio, ‘Ohms’, più sperimentale e con l’ambizione di racchiudere tutte le epoche della formazione in un’unica opera. Presentato nella notte con un evento livestream, ‘Private Music’, uscito oggi per Reprise/Warner Records, appare un disco più compiuto. Non un semplice ritorno alle origini ma una rinascita a tutto tondo, che consacra i Deftones come maestri assoluti nel dosare bellezza e ferocia. Dall’opener ‘My Mind Is A Mountain’, che parte con aggressività, è chiaro che i Deftones si sono rimessi in gioco, e appaiono al massimo della loro ispirazione da tanti anni. Se ‘Locked Club’ esplode con una carica potente, ‘Ecdysis’ intreccia le atmosfere new wave a synth più oscuri mentre le chitarre ipnotiche di ‘Infinite Source’, la batteria incalzante di ‘Souvenir’ e il caos di ‘cXz’ restituiscono il quadro di un album che non teme contrasti, capace di alternare impeto e introspezione, senza smarrire la propria identità. Il cuore del disco sta anche nella vena malinconica che in passato ha reso celebri brani come ‘Change (In The House Of Flies)’ e ‘Sextape’. In ‘Private Music’ è racchiusa in ‘I Think About You All The Time’, forse il brano più sensuale dell’album. ‘Cut Hands’, con i suoi groove serrati, ricorda piacevolmente la ruvidità propria degli esordi mentre il ritmo di ‘Metal Dream’ riassume l’animo dell’intero disco che vive di contrasti: brutalità e bellezza, ferocia e poesia. Il lavoro di Raskulinecz esalta ogni dettaglio: dalle chitarre monolitiche alle melodie delicate e leggere, in equilibrio tra i sussurri e le urla di Chino, i riff di Stephen Carpenter, e la batteria incalzante di Abe Cunningham. Il vertice emotivo arriva con ‘Milk of The Madonna’, brano scelto come secondo singolo, che incarna con naturalezza l’equilibrio tra intensità e raffinatezza melodica, portando impresso il sigillo inconfondibile dei Deftones. In definitiva, ‘Private Music’, già dal titolo, delinea un manifesto: una musica intima, da custodire e vivere in prima persona. Non a caso la band ha ideato una serie di listening session in varie città del mondo, rigorosamente al buio, invitando il pubblico a un ascolto totale e immersivo, ed è proprio così che consigliamo di approcciarsi all’album. Nel suo insieme, il disco si rivela un lavoro di grande ampiezza e profondità: undici brani che spaziano in territori sonori complementari, sostenuti da una freschezza creativa sorprendente e da un’architettura musicale ricca. È un album che rimane fedele all’identità originaria della band pur mostrando una continua evoluzione. Negli ultimi anni i Deftones hanno conosciuto un vero revival generazionale: complice la viralità di brani come ‘Sextape’ su TikTok, la loro musica ha raggiunto un pubblico nuovo e trasversale, riportandoli al centro della conversazione culturale. Un’onda cavalcata anche nei live estivi, dove Chino Moreno si è presentato in forma smagliante, restituendo sul palco tutta l’intensità e la fisicità che hanno reso indimenticabili i loro concerti. Segno che ‘Private Music’ non è soltanto un ritorno in studio ispirato, ma l’ennesima conferma di una band che oggi suona più viva e rilevante che mai. (di Federica Mochi) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)