
Se ne è andato in punta di penna, com’era nel suo stile: senza clamore, ma lasciando un vuoto profondo in chi ha avuto il privilegio di incrociarne la strada. Elio Merlino, giornalista, tifoso, cronista vero e instancabile della provincia sportiva, è scomparso in questi giorni, lasciando senza parole colleghi, amici e lettori.
A lui mi legano ricordi vivi e affettuosi, soprattutto a Rocchetta Tanaro, dove seguivamo insieme le partite del Canelli SDS in Eccellenza. Quei pomeriggi a bordo campo, le chiacchiere sui giocatori, le valutazioni tecniche (talvolta divergenti), e gli sfottò reciproci per la nostra “rivalità” tutta calcistica tra Juventus e Inter. Elio era juventino, ma più ancora era un innamorato del calcio di provincia, quello autentico, che raccontava con rigore, passione e un certo orgoglio campagnolo.
Chi lo ha conosciuto sa quanto burbero potesse apparire a prima vista, ma bastava una battuta, un episodio condiviso, per scoprire un cuore grande, capace di affetti profondi e slanci sinceri. Col suo scooter raggiungeva i campi più sperduti, gli sferisteri della pallapugno che amava raccontare con puntualità e rispetto, anche sotto il sole estivo, anche quando la partita sembrava non finire mai.
Collaboratore storico de L’Ancora di Acqui Terme, aveva prestato la sua firma anche ad Alessandria Sport(iva), e non c’era squadra dell’Astigiano o dell’Alessandrino che non fosse passata almeno una volta sotto il suo sguardo attento.
Elio lascia una madre e una zia, ma anche una comunità fatta di colleghi, amici e sportivi che si sentono un po’ più soli senza di lui.
Anche noi, che l’abbiamo conosciuto con la sua “penna”, il taccuino in mano e il sorriso a metà tra l’ironico e il disilluso, lo porteremo sempre con noi, tra le curve polverose di un campo di provincia o all’ombra di uno sferisterio d’altri tempi.
Ciao Elio, buon viaggio. E che lassù, tra un resoconto e un’altra finale di pallapugno, tu possa raccontare ancora, a modo tuo, la bellezza autentica dello sport.