Dal camp estivo del Torino alla scrivania del Borgaro: la storia di un’amicizia calcistica lunga 20 anni tra Pesce e Taraschi

BORGARO. Ci sono foto che racchiudono molto più di un istante. Scatti che, rivisti oggi, sembrano anticipare destini scritti nel silenzio di un campo d’allenamento. È il caso dell’immagine – ormai datata quasi vent’anni – che ritrae un giovanissimo Pierpaolo Taraschi, poco più che bambino, durante un camp estivo del Torino. Accanto a lui, a guidare quell’esperienza formativa, c’era già Carlo Pesce. Un educatore prima ancora che allenatore, che ha lasciato un segno.

Pesce ai tempi del camp estivo del Torino

Oggi i due si ritrovano fianco a fianco al Borgaro, protagonisti di una nuova avventura che unisce esperienza, ambizione e, soprattutto, un rapporto umano profondo. Pesce è il nuovo direttore tecnico, Taraschi – dopo una carriera da attaccante con 100 gol all’attivo in oltre 400 presenze – ha assunto un ruolo dirigenziale strategico nel club, in piena sintonia con l’amico di un tempo.

“Pierpaolo è come un fratello per me”, ha raccontato Pesce con affetto. “Taraschi mi sta dando una grande mano: conosce tantissimi giocatori, ha fatto i professionisti, è stimato da tutti. E nei colloqui con i ragazzi il suo contributo è fondamentale. Il presidente Perona mi ha dato carta bianca, ma so che se fossi da solo sarebbe tutto più complicato. Invece con lui c’è collaborazione vera”.

Una sinergia che ha radici profonde e che oggi si traduce in un progetto ambizioso: riportare il Borgaro ai fasti della Serie D e rimanerci con continuità. Una squadra giovane, sotto i trent’anni, che possa costruire nel tempo. “Vogliamo lasciarci alle spalle gli anni in cui eravamo solo di passaggio”, ha spiegato Pesce. “Puntiamo al salto di qualità, e lo facciamo con le persone giuste”.

In campo, Taraschi ha lasciato il segno in tutte le squadre che ha vestito: dallo storico Casale in C2 alla Spal, dal Porto Corallo al Pro Settimo & Eureka, passando per Borgaro, Venaria e Caselle. Gol, dedizione e rispetto. Fu proprio Pesce, all’epoca istruttore, a intuire quel potenziale che oggi, fuori dal campo, si è trasformato in carisma e leadership.

“Ci sono nomi importanti che stiamo valutando, siamo già all’80% della costruzione della rosa”, dice ancora Pesce. Ma oltre ai moduli e agli schemi, ciò che fa la differenza è quel qualcosa in più. Un rapporto, un’intesa, una foto che oggi diventa simbolo.

Perché certe storie iniziano in silenzio, tra un pallone e una pettorina estiva, e poi crescono. Come un’amicizia. Come un sogno.


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