Lettera aperta di un genitore: “Ora non buttiamo via tutto: l’Independiente Ivrea deve ripartire dal settore giovanile”

IVREA – Dopo l’annuncio ufficiale del trasferimento dell’Independiente Ivrea a Caronno e la conseguente denuncia pubblica da parte delle giocatrici della Prima Squadra femminile – militante nel campionato di Serie C – si accende il dibattito all’interno della comunità sportiva arancionera.
In mezzo al clima di delusione e incertezza, giunge una voce fuori dal coro, un invito accorato a non arrendersi: un genitore ha scritto una lettera ai canali di Piemonte Sport, lanciando un appello a tutta la cittadinanza sportiva di Ivrea affinché non venga disperso il patrimonio sportivo costruito negli anni nel settore giovanile.

Un messaggio che si fa grido di speranza, una richiesta di coesione e responsabilità, rivolta in particolare alle famiglie e agli adulti che hanno condiviso il cammino di un progetto cresciuto dal nulla, con passione e determinazione.

Il genitore, che per ragioni di riservatezza identificheremo con il nome fittizio di Mario Bianchi, ha esordito con parole toccanti:

“Anzitutto desidero esprimere il mio più profondo dispiacere per quanto accaduto alla Prima Squadra femminile. Ci sono ragazze che, negli anni, hanno messo anima e cuore in questo progetto, e oggi si ritrovano a veder vanificato il loro lavoro.
Personalmente, ritengo fosse evidente sin dall’inizio che l’intento della Caronnese fosse unicamente quello di acquisire la matricola di categoria.

Ma ora la nostra attenzione deve concentrarsi su un punto fondamentale: non perdere il movimento giovanile, nato dal nulla, su un semplice campo in disuso, e che oggi comprende categorie dall’Under 8 all’Under 17.

Il nome? Che si chiami Independiente Ivrea, Ivrea Donne o Woman Ivrea, poco importa. Ciò che conta davvero è non disperdere un intero settore giovanile in una regione che già fatica a sostenere il calcio femminile giovanile.

Oggi, più che mai, è necessario non perdere la fiducia delle famiglie. Dobbiamo ricominciare, con spirito costruttivo, autoalimentandoci con passione e dedizione, senza inseguire per forza la visibilità.

Non dimentichiamoci che, senza l’intervento della Caronnese, probabilmente non si sarebbe nemmeno potuto concludere il campionato di Serie C e, per effetto della stessa matricola, ne avrebbero risentito anche le giovanili.

Quindi, sì: grazie Caronnese. Prenditi la categoria. Noi, con le bambine e le ragazze, andiamo avanti.

Invito pubblicamente gli adulti a fare gli adulti, mettendo da parte vecchie incomprensioni e scontri, anche con realtà come il Bollengo. È il momento di rimettersi insieme e ripartire: i numeri ci sono. E se non volete farlo per superare vecchi rancori o per orgoglio, fatelo almeno per le bambine di 8 o 10 anni che vogliono solo divertirsi e giocare.”

Un messaggio che si fa manifesto di resistenza e di amore verso il calcio femminile. Un calcio femminile che, in terra piemontese, sta soffrendo più che mai.

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