“Ora basta, chiediamo rispetto come tutti gli altri”, esordisce il comunicato, evidenziando una serie di decisioni arbitrali ritenute palesemente sbagliate. La società fa riferimento a due rigori non concessi nonostante l’arbitro fosse “a mezzo metro” dai fatti contestati, e a un gol annullato per un fallo giudicato “totalmente inventato”. “Forse anche Ray Charles avrebbe visto quei rigori,” aggiunge la nota con tono ironico ma pieno di disappunto.

Una protesta rara, ma sentita

La società tiene a precisare come, in quattro anni di attività, non abbia mai criticato apertamente le direzioni arbitrali, anche in situazioni dove avrebbe avuto valide ragioni per farlo. Tuttavia, l’episodio odierno è stato definito come “il fondo”. “Chiamarsi Resistenza Granata è un nome impegnativo,” sottolinea il comunicato, ipotizzando che il nome stesso possa influenzare negativamente la serenità di chi è chiamato a dirigere le partite.

Non favori, ma equità

La Resistenza Granata ha rimarcato di non voler favori, ma di pretendere rispetto e correttezza: “Cerchiamo di fare calcio con i nostri mezzi e tutto l’impegno possibile. Non abbiamo problemi ad ammettere i nostri errori, ma oggi è davvero troppo.”

Un appello chiaro e diretto: “Non chiediamo nulla di più che equanimità e correttezza. Non è complicato.” Parole che riflettono il malessere di una realtà sportiva che cerca di costruire un progetto basato su impegno e passione, ma che pretende di giocare in un contesto privo di ingiustizie.

La partita contro la Polisportiva San Donato, dunque, non si chiude solo con una sconfitta sul campo, ma lascia dietro di sé strascichi di polemiche che potrebbero avere ripercussioni nei rapporti con la direzione arbitrale nelle prossime gare.