Il calcio non è epica, è realtà: smettiamola di romanticizzarlo a tutti i costi

Il calcio è uno sport straordinario, capace di emozionare milioni di persone in tutto il mondo. È una passione, un fenomeno culturale, un linguaggio universale. Ma c’è un limite, un confine sottile che spesso viene superato: quello di trasformare il calcio in una sorta di religione, mitizzandolo oltre il necessario e svuotandolo della sua vera essenza.

Negli ultimi anni, l’abitudine di romanticizzare ogni aspetto del calcio ha preso sempre più piede, arrivando a livelli quasi surreali. Dai giovani calciatori trattati come eroi a inizio carriera, ai racconti di partite e gesta sportive elevate a leggende epiche quando, in realtà, spesso si tratta di semplici eventi sportivi: il rischio di perdere di vista la realtà è alto.

Il calcio non è epica, è realtà

Un’altra distorsione deriva dal racconto delle partite, soprattutto quando si cerca di trasformare ogni singolo episodio in una storia epica. Non ogni gol è “un miracolo”, non ogni vittoria è “storica”, e non ogni giocatore è “un eroe”. Il calcio è fatto di quotidianità, di allenamenti, di sforzi e di sconfitte, non solo di momenti gloriosi.

Esagerare con i superlativi e dipingere il calcio come una narrazione epica non rende giustizia a ciò che è davvero: uno sport. I giocatori non sono figure mitologiche, sono atleti, persone che dedicano la loro vita a uno scopo, ma che non devono essere visti come esseri infallibili o onnipotenti.

Perché il calcio non è una religione

Trattare il calcio come una religione è pericoloso. Lo sport non dovrebbe mai essere messo sul piedistallo di una fede, né i calciatori visti come profeti. Il calcio è un gioco, fatto per unire e divertire, non per dividere o creare dogmi. Quando romanticizziamo troppo il calcio, rischiamo di allontanarci dal suo vero significato.

Il calcio non è perfetto, e non deve esserlo. È bello anche perché è umano, fatto di errori, tensioni, delusioni e successi. Mantenere un rapporto sano con questo sport significa apprezzarne la bellezza senza travisarne la natura.

Tornare al calcio reale

Il calcio ha già abbastanza magia senza bisogno di un surplus di retorica. I gol, le vittorie, le rivalità, le storie di riscatto: sono questi gli elementi che lo rendono unico. Ma quando lo romanticizziamo troppo, lo carichiamo di significati che non gli appartengono, rischiamo di perdere di vista quello che è realmente: un gioco.

Invece di esagerare con lodi e narrazioni epiche, impariamo a rispettare il calcio per quello che è. Celebriamo i giovani talenti con il giusto equilibrio, riconosciamo i limiti e ricordiamo che, in fondo, si tratta di uno sport. Il calcio non ha bisogno di essere una religione per essere amato. Ha bisogno di essere vissuto con passione, sì, ma anche con consapevolezza e rispetto.


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