Out of the pitch: Juventus e Torino viste dal giornalista Dario Pellegrini

Un’altra nuova rubrica si appresta a nascere in casa Piemonte Sport. Si tratta di Out of the pitch, a cura di Valentina Alduini. Una rubrica che tratterà i temi forti di Juventus e Torino con l’aiuto di personalità che gravitano intorno agli ambienti delle due squadre della Mole. In questa prima puntata ecco le parole di Dario Pellegrini, penna di JMania e Calcio in Pillole.

Partiamo dalla Juventus. Grande rivoluzione in estate, con l’arrivo di Thiago Motta e un calciomercato che ha portato all’ombra della Mole tanti giocatori in grado di spostare gli equilibri. È già tangibile la differenza con il corso targato Massimiliano Allegri?

E’ già tangibile la differenza tra Motta e Allegri, se non nel modo di comunicare dove il primo sta cercando di trovare delle similitudini secondo me non casuali, volte a unire il tifo juventino, anche quello che è ancora un po’ revanscista dell’epoca passata “allegriana”. Le differenze più tangibili sono sul campo sicuramente perché la squadra è posta in maniera diversa, ha un altro baricentro non molto più alto ma di 5/6 m guadagnati. Secondo me è soprattutto una Juventus che, con la palla tra i piedi, riesce a fare molto meglio dell’anno scorso il che non vuol però dire proporre ancora un calcio spettacolare perché questo riesce solo a momenti. Per ora la Juventus difende principalmente con la palla tra i piedi e i risultati fin qua mi sembrano molto buoni“.

Una Vecchia Signora che ha intrapreso un nuovo cammino, tra giocatori che sono già rodati in bianconero e altri che lo diverranno. Chi, tra i nuovi acquisti, potrà maggiormente lasciare il segno?

Tra i nuovi acquisti credo davvero in Adzic. Ho parlato con molti addetti ai lavori dell’Est Europa anche in passato e mi hanno parlato molto bene di lui. Da questo giocatore mi aspetto che possa diventare importante per i bianconeri. Direi poi Douglas Luiz e Koopmeiners: se il brasiliano si dimostrasse un giocatore abile e adattabile anche al calcio italiano così come fatto vedere in Premier League, con l’olandese potrebbe formare la coppia cardine del centrocampo bianconero, quella di cui forse la squadra aveva bisogno“.

Due nomi: Locatelli e Vlahovic. Nella passata annata non hanno brillato quanto atteso. Dopo le prime uscite stagionali, cosa si aspetta da loro?

“Da Locatelli ci si aspetta quello che ha sempre cercato di fare ovvero tanto equilibrio, qualche geometria ma soprattutto un giocatore che sappia riportare sul campo le indicazioni del proprio allenatore. Anche con Allegri era successo ma le cose non erano andate tanto bene. Però, in questo inizio di stagione, stiamo vedendo un giocatore che è il principale riferimento tattico di Thiago Motta all’interno del campo. Per me il suo inizio è quanto di meritato per l’impegno profuso nelle scorse stagioni.

Su Vlahovic, invece, siamo un po’ alle solite. Un giocatore che in questo momento sta magari patendo anche un po’ un ritardo di condizione dovuto alla sua struttura. Ma è un calciatore che, seppur stia migliorando anche nella partecipazione alla manovra e nella leadership, in ha un po’ deluso in queste prime battute. E’ un Vlahovic che avrà molta pressione perché è l’anno della consacrazione, dove non avrà più scuse perché alle sue spalle ha un gioco che potenzialmente lo può premiare. Ma deve migliorare sotto porta: in questo inizio di campionato, infatti, ha sbagliato tanto e forse più del previsto. Tuttavia se le occasioni ci sono, a mio dire, difficilmente nel lungo periodo potrà deludere. Mi aspetto una sua veloce rinascita e una consacrazione nei momenti più importanti della stagione”.

Passando all’altra squadra cittadina, il Torino, come valuta la cessione di Buongiorno al Napoli?

Mi piace molto Vanoli, l’ho seguito già a Venezia. Ho trovato un Torino molto interessante in questo inizio stagione, che ha vissuto la trasposizione da Juric in una maniera priva di sofferenze e sinceramente non me lo aspettavo. Il croato è un allenatore che secondo me da molto alla squadra anche se la “prosciuga” un po’ mentalmente.

Vanoli è stato molto bravo, ha portato tanto entusiasmo sin dai primi momenti del ritiro nonostante la cessione di Buongiorno. Questa è stata buona per le casse ma, da esterno, mi faceva un po’ preoccupare perché il Torino per me è sempre stato anche uno dei migliori cardini identitari della cultura calcistica italiana e perdere un difensore cresciuto con la squadra e con essa nel cuore, poteva significare un grave salasso. Però io penso che il club in Coco abbia trovato un suo degno erede e credo che su di lui possa essere fondata la difesa del futuro“.

Anche in casa granata ci sono stati degli acquisti, tra questi Adams. Cosa ne pensa di questo giocatore e quale apporto potrà dare alla squadra?

“Su Adams sono un po’ “unpopular”, non è un giocatore che mi ruba l’occhio. Un calciatore che ha delle belle caratteristiche, molto tecnico che sicuramente potrebbe anche avere importanti prospettive di crescita che a 28 anni non ha mai completamente raggiunto come magari ci si aspettava. Questa operazione l’ho vista per il Torino come una sorta di replica dell’operazione fatta dall’Atalanta con Lookman, ovvero prendere un giocatore da tanti anni in Inghilterra con un buon rendimento per cercare di poterne aumentare le prestazioni all’interno dell’indotto italiano.

Non so se questo però succederà: davanti, infatti, c’è anche una concorrenza agguerrita. Non sono così sicuro che riuscirà a prendere il posto dei colleghi però diciamo che molto è nelle mani di Vanoli. Se il tecnico dei granata riuscirà a trovare l’assetto giusto per esaltarne le caratteristiche, ecco che potrebbe essere anche un bel colpo. Tuttavia io, a tal proposito, mantengo qualche titubanza“.

Tra i veterani del Torino, è presente Samuele Ricci. Che annata si aspetta da lui e, soprattutto, si attende che qualche top club possa provare a strapparlo alla società di Cairo in futuro?

Ricci lo conosco bene, l’ho visto allenarsi per anni Empoli. Già da giovanissimo ne esaltavano la professionalità, un ragazzo con la testa in allenamento già pronta per certi palcoscenici. E’ cambiato, io penso che la cura Juric lo abbia consacrato come un giocatore importante per il calcio italiano. Credo che le luci della ribalta che sta vivendo oggi siano anche un po’ tardive rispetto a quanto dimostrato in campo già nelle passate stagioni. A Empoli era più un giocatore geometrico. Si sta trasformando piano piano in un calciatore anche capace di capire, pensare e ragionare in verticale perciò dico che Juric lo ha aiutato molto. Sono curioso di vederlo con Vanoli; mi aspetto qualcosina in più come gol.

Il suo contratto scade nel 2026 e io, se fossi nel Torino, cercherei quanto prima di rinnovarlo perché mi aspetto che in questa stagione Ricci possa diventare uno dei pezzi pregiati del calcio nostrano e, a testimonianza di ciò, la fiducia riposta in lui da Spalletti in Nazionale che il giocatore ha ricambiato in modo esponenziale. Su di lui le big italiane come Inter, Milan e Juventus tengono comunque gli occhi puntati perciò dico che il club deve tenere d’occhio il suo rinnovo“.

Piemonte Sport ringrazia Dario Pellegrini per la disponibilità e la cortesia.

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