TORINO – L’atleta torinese Alessandro Ossola, conquista la seconda convocazione consecutiva alle Paralimpiadi: dopo Tokyo 2020, nella quale Alessandro è stato finalista dei 100 metri, classificandosi sesto, arriva la chiamata per Parigi 2024. Ossola, è intervenuto a Piemonte Sport in un’intervista esclusiva per raccontare non solo questo grande successo, ma anche la sua storia.
Una storia, quella di Alessandro, che non solo ha il sapore di resilienza, ma profuma di sport in tutti i suoi aspetti: dai più luminosi, ai più oscuri. Sì, perché la legge dello sport è primordiale, selvaggia e talvolta spietata: si può passare dal raggiungere la vetta del Monte Olimpo, banchettando insieme al più potente tra gli Dei dell’antica cultura greca, a cadere in un vuoto perpetuo e inesorabile verso il mondo degli Inferi.
Così come lo sport, regolato da leggi così primordiali che danno e tolgono tutto in istanti di secondo, anche la storia di Alessandro si è plasmata con questa tipologia di realtà primordiale. Un viaggio bellissimo, in quella che è una montagna russa chiamata “Vita”, fatta di discese e ascese.
Ciao Alessandro, anzitutto congratulazioni, come è nata la tua carriera?
Non sono nato con una disabilità: nel 2015, ho avuto un incidente nella quale ho perso la gamba; da quel momento, la mia vita è cambiata radicalmente.
A seguito di quel trauma, è iniziato un processo volto alla rivincita: non solo nei confronti della vita, ma anche per trovare un metodo che mi permettesse di reagire a tutto quello che avevo passato. Lo sport, in questo senso, mi ha permesso di rialzarmi.
Come mai hai scelto l’atletica leggera?
Ho praticato vari sport prima di approcciarmi a questa disciplina, ma quando ho iniziato con l’atletica ho compreso che avrei potuto avere delle belle soddisfazioni: prima dell’incidente, ho sempre giocato a calcio a 5, per cui la dinamica della corsa era un mondo a me familiare.
Puoi raccontarci la tua esperienza alle Paralimpiadi di Tokyo 2020?
Ho iniziato con le gare provinciali, poi sono passato ai regionali e infine, ai nazionali; nel 2021, però, c’è stata la vera svolta della mia carriera: ho partecipato alle competizioni internazionali, fino alla chiamata delle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Partecipare alla competizione sportiva più importante del pianeta, è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera.
E dopo Tokyo, cosa significa per te essere convocato anche per le Paralimpiadi di Parigi 2024?
A Tokyo avevo già 33 anni, ma i tempi erano buoni e avevo ancora margine di miglioramento, così mi sono deciso a continuare gli allenamenti per tentare di conquistare anche la convocazione di Parigi.
Qualche giorno fa, ho ricevuto la chiamata ufficiale per questa edizione dei giochi: per me è una grandissima gioia, perché abbiamo lavorato duramente in questi anni.
Cosa ti aspetti da questa Edizione?
Affronto questa Paralimpiade con uno sguardo prematuro rispetto all’edizione di Tokyo; quello che sto facendo, anzi.. che stiamo facendo, è molto di più di una semplice medaglia: è la dimostrazione che, nonostante le difficoltà, si può fare.
Questi sono messaggi che abbracciano i valori dello sport nella sua interezza.
Ovviamente, lotterò per arrivare in finale, consapevole che gli altri atleti sono tutti più giovani di me! Dovrò fare un’ottima performance. Se sarà dura? Certo, ma ce la metterò tutta.
Hai parlato di messaggi e valori: che messaggio manderesti a un ragazzo che ha vissuto la tua medesima situazione?
Lo sport ti salva sempre: mi sento di condividere questo. Indipendentemente dal livello, dalle capacità o dall’ambizione: se ci pensi non è necessario desiderare la Paralimpiade, tanti atleti non arriveranno mai a partecipare, ma lo sport aiuta tutti, professionisti e non.
Il mio invito? Fate sport, non solo perché è salutare, ma anche perché agisce su vasta scala: aggregazione sociale, benessere psicofisico ed emotivo.
Tutta la redazione di Piemonte Sport, augura ad Alessandro Ossola di vivere un’edizione dei Giochi straordinaria, ricca di successi e momenti indimenticabili.
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