TORINO – La portiera classe 1991 Federica Russo, ha dato il suo addio al calcio giocato con un lungo post sul proprio canale Instagram, ripercorrendo gli inizi e i successi ottenuti in oltre vent’anni di carriera, che le hanno consentito conquistare due Campionati di Serie A e una Coppa Italia con la Juventus Women. Russo, è intervenuta ai microfoni di Piemonte Sport per commentare gli inizi, il percorso e lo sguardo al futuro che l’ex bianconera intraprenderà dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.
Federica, tutto ha avuto inizio in quella Femminile Juventus che non c’è più, ma è stato il punto di partenza di un viaggio glorioso
“Ho scoperto da poco, tramite un gruppo Facebook, che la Femminile Juventus non esiste più: sono dispiaciuta, ma non essendo a conoscenza di tutta la vicenda, non posso rilasciare molti commenti. Quando ho cominciato a giocare non ero piccolissima, avevo dodici anni e i miei genitori hanno sempre pensato, per me e mia sorella gemella, di farci praticare altri sport; la mia passione, in ogni caso, nasce proprio da mio padre: era un giocatore e mia mamma andava a vederlo giocare o allenare la domenica, quindi abbiamo sempre avuto la voglia di praticare questo sport”.
Come è iniziato questo viaggio?
“Volete provare?” Questa è stata la domanda, posta da mio papà, da cui tutto è partito: io e mia sorella, iniziammo a giocare alla Femminile Juventus, con la quale ho passato degli anni meravigliosi: ho imparato a condividere lo spogliatoio, comprendendo le dinamiche di un gruppo; inoltre, ho partecipato a svariate iniziative di squadra: ricordo ancora quando partecipammo alla realizzazione di un calendario a tema “stradale”, è stato speciale. Era un altro calcio, non certamente come quello di oggi: nonostante le poche risorse a disposizione, ho vissuto quegli anni con la passione nel cuore”.
La tua carriera è esplosa, vivendo anche esperienze all’estero; cosa manca, ancora, al calcio femminile italiano per emergere?
“Durante la mia esperienza in Svizzera, non ho trovato estrema differenza rispetto al calcio femminile italiano; in Europa abbiamo fatto tanti passi avanti, ma il vero boom è quello inglese. In Inghilterra, hanno investito molto sul femminile, portando tanto pubblico agli stadi.
In Italia, il nostro problema principale è il tifoso medio: ci sono tanti appassionati, nonostante gli stadi non vengano ancora riempiti, ma non è sufficiente. Ho la cattiva abitudine di leggere qualsiasi commento su Instagram, e l’ignoranza è ancora largamente presente nella nostra mentalità; con il tempo, ho imparato che non sono i giocatori maschili a insultare le ragazze, quanto piuttosto coloro che, nel corso della loro vita, non hanno mai giocato a calcio”.
C’è la possibilità che il tuo addio al calcio sia solo un arrivederci?
“Al momento voglio lavorare con mio padre, inseguendo le sue impronte a livello lavorativo. Un futuro nel calcio? Questo sport è il mio grande amore, quindi non voglio dirgli addio: a fine luglio seguirò il corso UEFA B a Coverciano. La verità? Voglio seguire e provare a intraprendere nuove strade, sogno di diventare allenatrice dei portieri; è tutto nuovo, quindi ho voglia di esplorare nuove strade e orizzonti”.
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