ROSTA – Dedizione, professionalità e tanta passione per il calcio e i ragazzi, bastano queste tre parole per descrivere Maurizio Cavallari, nuovo Direttore Tecnico del Settore Giovanile del Rosta Calcio.
A Piemonte Sport Cavallari racconta i suoi primi mesi nel nuovo e stimolante ambiente dove si occuperà di tutta l’attività di base e di allenare il gruppo dei ragazzi del 2014. La scelta del Rosta Calcio, per il nuovo direttore tecnico, è stata dettata da una visone e condivisione di idee con il Presidente Alberto Zappalà: “Ho una stima enorme verso quei presidenti che non esistono più, che conoscono tutti i ragazzi con cui hanno a che fare, è una cosa che io volevo. Preferisco lavorare con un presidente che lavora e vive per la società, sono cose che non esistono più nel calcio di oggi”.
Cavallari ha le idee ben chiare sul lavoro che ci sarà da fare con i ragazzi: “Lavorando con tutta l’attività di base il discorso che ho portato avanti con tutti gli allenatori è quello di lavorare sulla tecnica. Ho avuto un grande maestro, Antonio Marchio, lui mi ha aperto un mondo quando arrivai alla Juventus, ho imparato tanto. Voglio che ci si concentri sul dominio della palla perché i bambini devono lavorare con il pallone, è il loro arnese. La crescita sta andando bene, si lavora con calma, non ci sono pressioni”.
Altrettanto chiari gli obiettivi: “Quando sono uscito da Pinerolo io avevo in testa un’idea molto chiara lavorare con una società che lavorasse per i ragazzi, ora vogliamo piano piano farci spazio tra i colossi come il Lascaris e l’Alpignano. Io ho un obiettivo, quest’anno siamo rimasti fuori per poco dal SuperOscar, ti fornisce la cartina tornasole e fa chiarezza su come sei messo, è uno strumento che ci permette di capire da dove siamo partiti e dove siamo arrivati, per capire concretamente il miglioramento, noi non siamo messi male, ma possiamo migliorare sicuramente”.
Il nuovo direttore tecnico si gode la crescita dei suoi ragazzi, complice l’ambiente che consente di lavorare con calma e senza pressioni: “Molti ragazzi del Rosta stanno andando alla Juventus e al Torino questo significa che si sta lavorando bene, abbiamo raddoppiato le squadre in tutte le categorie, abbiamo degli squadroni”.
Una piazza ambiziosa quella del Rosta Calcio pronta a migliorare anche nelle strutture: “La ciliegina sulla torta è il sintetico, a fine anno dovrebbero partire i lavori per la sua realizzazione, e a fine mese ci rifanno nuovo anche il sintetico che abbiamo già quindi un momento di cambiamento radicale a Rosta”.
Concentrasi sulle attività di base per creare la mentalità in modo da costruire un ambiente capace di far crescere i ragazzi, questa la volontà di Cavallari, la volontà è quella di offrire un’esperienza che consenta ai ragazzi di vivere un assaggio del calcio professionistico: “La mia idea per il Rosta è quello di fare tornei in diverse regioni, siamo già d’accordo con i genitori per fargli vivere ciò che fanno i loro compagni professionisti, questo li fa crescere. È importante confrontarsi con altre formazioni, è stimolante per i ragazzi. Io sono convinto che faremo bene, le persone che lavorano con me, oltre al presidente, hanno voglia di fare, entusiasmo e stiamo vedendo già i risultati. È l’ambiente giusto per fare calcio”.
Il rapporto tra i giovani e il calcio
Il calcio non è solo una disciplina sportiva, ma anche un potente strumento sociale per la crescita e lo sviluppo dei giovani. Il modo in cui oggi i giovani vivono il calcio, però, è cambiato: “Il calcio è cambiato tantissimo in questi anni, i giovani di oggi hanno tutto. La bravura degli allenatori, dal mio punto di vista, la si vede con le seconde squadre. Se riesci a portare su i ragazzi e a far crescere dei profili che poi riescono ad essere inseriti nel primo gruppo allora hai fatto un buonissimo lavoro”.
La Juventus come scuola di vita
Maurizio Cavallari, oltre a ricoprire il nuovo ruolo di direttore tecnico del Rosta Calcio, continua a lavorare con la Juventus dove da allenatore passa ad osservatore e a istruttore degli international camp esteri: “Per me la Juve è stata una scuola di vita, ancora adesso quando vado fuori all’estero trasmettiamo ai ragazzi un messaggio di qualità di capacità tecniche e sono le cose che contano di più”.
Nei 14 anni di lavoro per il club bianconero Cavallari ha visto crescere e scoperto diversi campioni che ora militano nei campionati più prestigiosi. Tanti i momenti che Cavallari ricorda con soddisfazione, ma ce n’è uno in particolare che ha lasciato in lui il segno: “L’episodio a cui mi sento più legato è quando Milani mi mandò a fare un torneo a Cremona, mi chiede di guardare anche un ragazzo che stavano valutando, quel ragazzo era Nicolò Fagioli. Finisce la partita e chiamo subito Gigi perché era qualcosa di stratosferico. Fagioli per me è stata una cosa stupenda, lui era già così bravo come lo si vede ora. Il bello del mio lavoro è proprio questo, quello di raccontare di giocatori che ora sono in Serie A e che hai avuto la fortuna di lavorarci, è una soddisfazione immensa. Il calcio mi ha dato tante soddisfazioni per me non è quasi più una passione, ma una malattia”.
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