Fondazione Libellula, l’intervista alla presidente Moretti: dalla Juventus Women alla lotta contro le violenze

TORINO – More Women in Football. In occasione della Giornata Internazionale della Donna la Juventus ha rinnovato il suo impegno nella promozione dell’uguaglianza di genere dentro e fuori dal campo e lo fa unendo le forze con Indivisa, community di calcio femminile che incoraggia un maggiore coinvolgimento delle donne in questo sport e sfida qualsiasi barriera esistente che ad oggi tende a limitarlo. Insieme è stata realizzata un’edizione limitata della loro iconica Tote Bag “More Women in Football”: l’intero ricavato sarà destinato a Fondazione Libellula per il Laboratorio STEAM dello Spazio Libellula. Abbiamo parlato di questo e molto altro con la presidente Debora Moretti.

Raccontiamo brevemente alle nostre lettrici e i nostri lettori chi siete e di che cosa vi occupate.

“Fondazione Libellula è l’impresa sociale per prevenire e contrastare la violenza di genere grazie a un cambiamento culturale che coinvolge tutte e tutti, dalla prima infanzia sino all’età adulta. Lo facciamo attraverso i posti di lavoro, contenitori di umanità in cui si diffonde cultura, grazie alle oltre 100 aziende del Network Libellula, la prima rete in Europa di aziende impegnate nella prevenzione di questo fenomeno. Ma anche attraverso le scuole, le comunità, gli ospedali. Abbiamo infatti diversi progetti di cura all’attivo, come la formazione del personale socio-sanitario per riconoscere i segnali della violenza domestica e le giuste tecniche relazionali con la donna che si reca in ospedale o al Pronto Soccorso, spesso accompagnata dal maltrattante stesso. Inoltre aiutiamo anche le donne a rischio o in uscita dal ciclo della violenza nel loro reinserimento lavorativo, per trovare l’indipendenza economica e ritrovare la fiducia in sé. Portiamo nelle scuole l’educazione all’affettività e al rispetto e facciamo sensibilizzazione anche grazie a Survey per monitorare la percezione e l’esperienza della violenza di genere, tra le nuove generazioni o sul posto di lavoro”.

Ci parlate dell’iniziativa “More women in football”? Come è nata l’idea? La finalità ultima?

“L’iniziativa è partita da Juventus, con cui collaboriamo dal 2022, che per rinnovare il suo impegno nella promozione dell’uguaglianza di genere dentro e fuori dal campo ha deciso di lanciare un messaggio chiaro: vogliamo più donne nel calcio. Lo ha fatto con una Tote Bag, “More Women in Football” appunto, il cui intero ricavato andrà al Laboratorio STEAM del nostro Spazio Libellula, la nostra antenna sul territorio milanese per diffondere una cultura inclusiva ed equa. L’obiettivo del Laboratorio è aiutare a fornire alle nuove generazioni la possibilità di riconoscere ed esprimere il proprio sé, così da immaginarsi un futuro in qualsiasi settore desiderino, superando ogni stereotipo e abbracciando il rispetto e l’inclusione”.

Il calcio, in particolare, è ancora considerato uno sport maschile-spesso sia dagli uomini che dalle donne donne stesse-, voi come vi proponete per abbattere queste barriere? Soprattutto, vista anche questa collaborazione con Juventus, pensate sia ravvisata la responsabilità maschile e del calcio nel contrasto alla disparità di genere?

“Che il calcio sia uno sport maschile è uno stereotipo culturale facile da smentire, basti pensare che negli Stati Uniti è più famoso nella sua versione femminile. Collaborare con Juventus ci dà modo di raggiungere un folto numero di persone e far instillare loro la curiosità, o anche solo una semplice domanda: quanto di ciò che do per scontato e credo sia un mio pensiero è in realtà frutto di ciò che ho appreso dalla società e dal contesto in cui mi trovo? Vogliamo abbattere le difese – non calcistiche, ovviamente – e far capire agli uomini che il loro coinvolgimento nell’equità do genere è anche per il loro bene. Non serve il senso di colpa, basta la responsabilità”.

Obiettivi futuri di Fondazione Libellula in ambito sportivo? Se si può dire chiaramente.

“Mi piacerebbe concentrarmi ora anche su quegli sport stereotipicamente considerati per donne e raccontare ai bambini che anche loro possono sognare di farli. E per fare questo, serve formare anche i genitori e la società tutta a non fare pressioni e ascoltare veramente i nostri piccoli”.

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