I genitori troppo invadenti sugli spalti, che tra una litigata e l’altra si sostituiscono alla figura del giocatore, del direttore di gara, del mister e di tutto lo staff tecnico, non è una novità. Eppure, il fenomeno del genitore tuttologo sta dilagando sempre più, minando non solo la carriere dei propri figli, ma anche dell’intero sistema dilettantismo che, come se non bastasse, vive di un declino che pare sia inarrestabile.
A denunciare questo triste fenomeno, è la ex calciatrice di Milan e Juventus Simona Sodini, che dapprima con un post sul suo canale Facebook, e poi a microfoni di Piemonte Sport, racconta del suo dispiacere nel vedere comportamenti tutt’altro che sani sugli spalti: “Cari genitori, nel calcio chiedete sempre ai vostri figli se si sono divertiti”, spiega. “Vedo spesso genitori che fanno mister (senza averne competenze ) e mister che fanno i genitori: c’è un po’ di confusione”.
Simona, che tra le altre continua a dedicare la sua vita alla passione calcistica, spiega ai microfoni di Piemonte Sport che le motivazioni del suo sfogo non sono riconducibili a fatti o persone specifiche, ma piuttosto a dinamiche che si ripetono in maniera inesorabile, in quello che sembra esser diventato un vero e proprio circolo vizioso: “Vedo e sento tante cose che, a parer mio, non vanno bene: ho visto genitori rovinare i figli, perché molto spesso non ci si rende conto del peso che le parole possono avere; è brutto, per un bambino, vedere litigare i genitori sugli spalti per un gol o una vittoria mancata. Questo atteggiamento crea delle aspettative altissime nella testa dei bambini”.
Oltre agli atteggiamenti spiacevoli, vi è anche sulla riflessione su genitori improvvisati a mister, che con o senza competenze vanno inevitabilmente a screditare la figura dell’allenatore: “Screditando costantemente l’allenatore si insegna il poco rispetto verso il prossimo, il richiedere competenza, professionalità, propensione al miglioramento è più che giusto, ma penso che i genitori, in determinati casi, dovrebbero darsi una regolata”.
Lo sfogo di Simona Sodini solleva nuovamente una riflessione cruciale sul dilettantismo e sul tifo italiano: gli atteggiamenti di alcuni individui, macchiano l’esperienza di molti, mettendo in ombra la genuina passione per lo sport.