La sparatoria a Caracas, l’Italia e la scoperta del calcio: Maria Cecilia Peña, una vita da guerriera

TORINO – Nello sport, il verbo “lottare” assume una connotazione di competizione, una battaglia sul campo di gioco. Ma cosa accade quando la lotta per la passione sportiva si intreccia con le sfide della vita quotidiana? Dagli spari subiti in una sparatoria in una manifestazione a Caracas, passando per il viaggio in Italia e la scoperta per il calcio. La storia di Maria Cecilia Peña, responsabile della comunicazione della Onlus Balon Mundial e portiera dell’Academy Rosta C5 nella Serie C femminile, è un’emozionante dimostrazione di come la vita e le battaglie quotidiane possano fondersi con la passione per lo sport.

Giornalista venezuelana, Maria Cecilia è arrivata in Italia nel 2018 per studiare Scienze della Comunicazione; ha lottato per i diritti del suo popolo e per la sua passione: il calcio. Durante la quarta puntata di Catch the Fox, Maria ha raccontato della sua passione per il ruolo da portiera, sbocciata qualche anno prima di arrivare a Torino: “In Venezuela non potevo giocare a calcio, considerato uno sport da maschi. Una volta arrivata in Italia, ho deciso di inseguire la mia passione”.

La storia di Pena è un intreccio di valori con l’associazione Balon Mundial, ha i suoi inizi lontano da qui (a Caracas), dove Maria lavorava come giornalista. “Ero una ragazza appena laureata che, con la sua macchina fotografica, era desiderosa di fotografare quello che stava succedendo nel mio paese per raccontarlo al mondo”, racconta Maria Cecilia. “In un attacco eccessivo, diretto e ingiustificato, la Guardia Nazionale ci ha sparato. Nonostante il giubbotto antiproiettile mi abbia salvata da lesioni gravi, ho capito di essere stata colpita quando ho sentito un profondo bruciore in varie parti del corpo e, pochi secondi dopo, ho visto una pozza di sangue formarsi ai miei piedi.”.

Nonostante l’episodio drammatico, la determinazione di Maria Cecilia di lottare per i diritti delle persone non si è affievolita, anzi. “Ho capito che avrei dovuto lasciare il Venezuela. Così sono arrivata a Torino, ho scoperto Balon Mundial su invito di alcune amiche per giocare a calcio e mi sono innamorata di quella realtà volta a dare voce e possibilità a chi ne ha più bisogno. Ora faccio parte del Direttivo”.

Le storie come quella di Maria Cecilia ci insegnano che non bisogna mai smettere di abbattere i muri della vita e dello sport, neanche dopo un proiettile. La sua vita è un inno alla resilienza, una testimonianza di come lo sport possa diventare un veicolo di speranza e cambiamento anche nelle situazioni più difficili, e di come si abbia il dovere di morale di dar voce a coloro che non hanno i mezzi e gli strumenti per farsi sentire.

La sparatoria a Caracas

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