Partita di Under 16. Non diremo né il luogo né le squadre coinvolte, perché conta veramente poco. Solita lite tra genitori (piuttosto utopistico chiamarle tifoserie, visto il livello). Anzi, tra mamme. Fa sempre effetto, ma è una partita di calcio e sarà il caldo oppure l’agonismo messo in campo e qualche parola di troppo è uscita fuori facilmente come i gelati dal bar a fianco. Niente di nuovo, niente di troppo serio. Poi, il genio. All’improvviso un signore si alza per dare manforte ad una delle mamme coinvolte nello scambio di vedute. Avvicina le mani alla bocca e urla, tra lo stupore generale, un forte e ben scandito “lesbica” alla mamma avversaria. Sorride e torna a sedersi.
Perché? Perché alzarsi e urlare “lesbica”? Ovviamente non lo sapremo mai, ma quel che rimane è la concezione del fatto che in Italia, nel 2023, c’è ancora qualcuno che urla gay o lesbica per insultare il prossimo. Quello che lascia perplessi, oltre che profondamente allibiti, è che sia accaduto durante una partita di ragazzini e che il protagonista di questa genialata sia un signore più che adulto. Fortunatamente non dobbiamo perderci nella retorica del “cosa insegniamo ai nostri ragazzi”? La Gen Z sta insegnando, ormai da anni, come comportarsi in materia di questioni di genere.
Dall’utilizzo corretto dell’italiano (per rimanere in termini calcistici, si può dire tranquillamente arbitra) alla creazione di associazioni e eventi per aiutare tutti coloro i quali vengono resi vittime da atti di violenza, verbale o fisica che siano. No, questa non è una lectio magistralis ma uno dei tanti obiettivi di Piemonte Sport, dalla sua creazione, è stato quello di denunciare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Per questo, assistere ad una scena di questo tipo ci ha rattristato ulteriormente. Nel 2023 certi cori e insulti dovrebbero essere solamente un (triste) ricordo, eppure non è così. E se questo articolo servirà a far capire, a quei pochi rimasti, che non esistono gay, lesbiche o etero ma persone, allora ben venga.