New Fivə, tempo di finali: domenica Perù-Argentina, tutto il programma

TORINO – Lo sport è sempre inclusivo? Sicuramente non per le donne. Fin dalla nascita dello sport moderno le donne ne sono sempre state escluse o emarginate in quelle discipline cosiddette “da donne”. Il percorso che porta la parità di genere nello sport è ancora in corso in tutti i paesi del mondo con traguardi raggiunti in modo diverso in ogni cultura ma senza aver raggiunto da nessuna parte una reale vittoria: in tutto il mondo per una donna è più difficile diventare atleta, molto difficile diventare coach e quasi impossibile raggiungere alti livelli dirigenziali nel mondo dello sport (oggi in Italia solo una donna su 44 è Presidente di una Federazione Sportiva Affiliata al CONI).

In altri paesi del mondo è ancora oggi vietato praticare sport o partecipare a eventi sportivi anche solo come pubblico. All’interno di questo contesto lo sport continua a rappresentare un enorme bacino mediatico capace di veicolare messaggi capaci di raggiungere un enorme pubblico oltre ad essere la pratica stessa ad essere riconosciuta come un vettore di cambiamento ed educazione. Discorso ancora più dibattuto è la partecipazione delle persone non binary che provano ad accedere allo sport e che trovano ulteriori pregiudizi da superare. Questo contesto avviene sia nel professionismo che nel mondo dilettante amatoriale. Pur dovendo superare quotidianamente delle barriere per accedere allo sport spesso le vittime di discriminazione non hanno idea né di subire delle discriminazioni né dell’esistenza di leggi, sportelli, servizi capaci di supportare il danno subito o di offrire accoglienza e supporto. Unendo questi due aspetti nasce il progetto “New FivƏ”.

La creazione di un campionato di calcio a 5 femminile e non binary aperto a tutte le donne che si affacciano per la prima volta al calcio e che non trovano uno spazio sportivo adatto al loro livello (bisogno emerso dopo indagine tra un centinaio di giocatrici amatoriali). Ci preme sottolineare che non è una mera questione di merito sportivo ma la più ampia necessità di trovare un safe space dove potersi sperimentare
senza subire qualsiasi tipo di giudizio. Il campionato sarà accessibile sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista di impegno sportivo, le squadre infatti scenderanno in campo al massimo due volte al mese.

L’organizzazione del campionato, che vedrà la contestuale creazione di un ambiente inclusivo con personale al femminile formato sui temi della parità di genere nello sport ed LGBTQI+, si affiancherà a una campagna di comunicazione attorno ai campi da gioco sulle discriminazioni nel mondo dello sport e l’indicazione dei contatti di enti e sportelli capaci di supportare le vittime di discriminazione.

L’idea nasce dal bisogno espresso da giovani giocatrici e squadre appena formate di trovare uno spazio organizzato dove confrontarsi con persone di pari livello. I campionati e i tornei amatoriali oggi presenti sul territorio torinese sono tutti di un livello medio alto non adatto a chi si affaccia al mondo del calcio femminile per la prima volta. L’idea è l’organizzazione di un format capace di includere squadre adulte o giovanili appena nate che non trovano accogliente confrontarsi in un ambiente troppo competitivo.

Il progetto è stato costruito e pensato dalle persone partecipanti alla formazione in Adidas Breaking Barriers project, che ha dato la possibilità di comprendere come lavorare su tematiche come equità di genere ed empowerment femminile nello sport. All’interno della programmazione sono inseriti elementi che favoriscono l’attivazione delle persone, opportunità di formazione e confronto come: evento iniziale, metà e finale con presenza di workshop ed ospiti con focus su gender equity e leadership femminile, professioniste esperte in psicologia nello sport e nutrizione.

Programma finale:

7-8 posto SAN SALVARIO – SURPRISE (h.12)
5-6 posto IRAN – SCARSENAL (h.13)
3-4 posto COLOMBIA – QUEENS (h.14)
1-2 posto PERU’ – ARGENTINA (h.15)

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