AUSCHWITZ (POLONIA) – Il 27 gennaio del 1945 furono aperti in Polonia i cancelli dei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. “Qui il mondo vide l’orrore che aveva provocato la follia umana“, recita una scritta che ancora oggi mette i brividi. Ormai da 23 anni in tutto il mondo si celebra la giornata della Memoria, ma che significato ha celebrare questa giornata se non si conoscono i valori e le radici di questa istituzione? E bene ricordare che Hitler si scagliò contro gli ebrei, gli omosessuali, gli zingari, persone con disabilità fisiche, con tutte quelle minoranze indifese, considerate inutili alla società. Si tratta del periodo più buio della nostra storia e proprio per questo non possiamo dimenticarlo.
La Shoah non è l’unico genocidio che è avvenuto nel mondo. Ce ne sono stati molti altri, ma quello che fa rabbrividire è ciò che avvenne il 20 gennaio del 1942, quando le più alte cariche del terzo Reich si riunirono in una villa sulle sponde del lago di Wannesse (vicino Berlino) e vararono la “soluzione finale”, ossia lo sterminio di 11 milioni di ebrei (questo era il numero della popolazione ebraica in quel periodo) in Europa. Un pensiero atroce e assassino.
Questo è un giornale sportivo, per cui mi permetto di ricordare che sono stati molti gli sportivi ebrei italiani che, con le leggi razziali del 1938, non poterono più esercitare la loro professione di calciatori, pugili, corridori, ciclisti e così via. Solo ed esclusivamente perché gli era stato vietato, in quanto non di razza ariana (è sempre utile ricordare che non esistono le razze ma l’umanità). Furono molti gli sportivi italiani (non ebrei) che disubbidirono a questa legge, decidendo di salvare numerose vite. Tra questi è bene ricordare l’indimenticabile Gino Bartali, che salvo più di 800 ebrei .
Proprio per questo motivo, oggi, venerdì 27 gennaio, giorno della Memoria, dobbiamo ricordare chi non c’è più. Chi è morto per la libertà e per un mondo giusto. Dobbiamo ricordare la memoria di chi si adoperò per la salvezza del prossimo. Ci viene incontro una scena che ha fatto la storia del cinema. Al termine del film Schindler List, capolavoro di Steven Spielber, viene donato al protagonista, il quale salvò numerose vite da morte certa, un anello d’oro, dove all’interno compare la scritta “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Oggi, più che mai, queste parole mettono i brividi.