Battaglia tra tifosi sull’A1: ecco come muore il nostro calcio, serve una rivoluzione

FIRENZE / AREZZO – I recenti lutti nel mondo del calcio non sono bastati a placare per qualche giorno, o forse per sempre, le insidie tra tifoserie che, anziché stringersi in un grande senso di cordoglio collettivo, perpetuano una guerra insensata e sterile. E’ così che ci troviamo a raccontare atti e comportamenti violenti che deviano il vero scopo del calcio, e in generale dello sport.

Sarebbero 180 i presunti tifosi, tra ultras della Roma e del Napoli, identificati nella giornata di ieri, domenica 8 gennaio, durante la guerriglia sull’Autostrada del Sole. Una guerriglia per vendicare la morte di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ucciso il 3 maggio del 2014 a causa di un colpo di pistola esploso durante gli scontri a Roma, nei pressi dello stadio Olimpico, durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dall’ultrà romanista Daniele De Santis. Il tifoso morì dopo 52 giorni all’ospedale Gemelli di Roma. Un episodio gravissimo dalla grandissima rilevanza mediatica e sociale, che ha diviso in due l’opinione pubblica, tra chi supporta la tesi della legittima difesa di De Santis e chi pensa che il tifoso sia stato freddato, per il quale evidentemente ancora oggi non è stata appresa la lezione del triste epilogo.

Secondo quanto emerso dalle chat dei giorni scorsi sequestrate dalla polizia, si tratterebbe di un vero e proprio appuntamento che le due tifoserie avevano concordato per una resa dei conti, causando non pochi disagi, tra cui ben 15 km di coda e 50 minuti di fermo: a partire da Valdichiana e in direzione del capoluogo toscano, tra Monte San Savino e Arezzo.

La ricostruzione

Secondo le prime ricostruzioni, nel primo pomeriggio, intorno alle 13.30, circa 350 tifosi del Napoli si sarebbero dati appuntamento all’autogrill di Badia del Pino. Sarebbero poi stati raggiungi dai tifosi della Roma che “molto probabilmente avvisati della presenza dei napoletani – precisa la Questura nella ricostruzione – hanno rallentato la marcia fino a fermarsi all’altezza dell’area di sosta mentre una parte della tifoseria del Napoli ha iniziato un fitto lancio di oggetti verso le autovetture sulla carreggiata“. Attimi concitati ai quali sono seguite diverse riprese: tifosi, armati e vestiti di nero, circoscrivono l’area di sosta e lanciano petardi sulle auto. “Entrambi i gruppi in brevi attimi si sono spostati all’altezza dell’uscita dell’autogrill e sono entrati in contatto per pochi minuti“, ricostruisce ancora la Questura di Arezzo. Dato l’elevato pericolo della situazione, la polizia decide di bloccare il tratto per il passaggio degli altri tifosi romanisti e scongiurare così il peggio. La polizia è riuscita a separare le due tifoserie: “Dopo circa 15 minuti sono ripartiti, mentre quelli napoletani sono rimasti nell’area di servizio e successivamente scortati fino a Genova da personale delle forze di polizia“, prosegue la ricostruzione della Questura. Nonostante i momenti di paura, il bilancio conta un solo ferito.

La condanna delle istituzioni e della madre di Ciro Esposito

La polizia – ha commentato il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi – sta attivamente lavorando per arrivare ad identificare quanto prima i responsabili di un atto che ha messo in pericolo la sicurezza della circolazione e causato un enorme disagio in un’arteria fondamentale per la nostra viabilità“. Non tarda ad arrivare la voce del governo. E’ il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che senza indugi afferma: “Chi sbaglia deve pagare e mi auguro succeda anche per i teppisti che si sono scontrati oggi sull’A1“.

Un forte gesto di rammarico e condanna lo esprime Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito: “Forse la morte di mio figlio non ha insegnato nulla, forse le passerelle di qualcuno si sono perse nell’oblio. Io continuerò a credere che il calcio possa cambiare fin quando il buon Dio mi darà forza per farlo”. Prosegue poi: “Condanno come sempre faccio da anni in ogni luogo in cui parlo, tutto ciò che è violenza nel calcio e che per me e tutta l’Associazione che rappresento in memoria di mio figlio, deve essere aggregazione, sportività e rispetto e non altro. Devo anche constatare però che nonostante i miei appelli c’è una parte di queste Istituzioni che continuano ad essere sorde di fronte ad un fenomeno che sembra sopito ma a cui basta una scintilla per riesplodere e l’episodio di oggi ne è la conferma“.

Sveglia, serve una rivoluzione!

Bisogna prendere esempio dalla forza di Margaret Tatcher. Bisogna combattere i delinquenti che da anni prendono in ostaggio uno sport bello come il calcio e le sue strutture, ed eliminare qualsiasi forma di violenza. Serve una sveglia, serve coraggio. In Inghilterra il problema degli Hooligans è stato risolto tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Una vita fa. In Italia si assistono ancora a scene di violenza terribili e di ogni tipo, che vanno dai piccoli campi di periferia (quante volte abbiamo assistito a scene di liti tra genitori a seguito dei propri figli) agli stadi, passando come ieri pomeriggio addirittura su una carreggiata di un’autostrada. Il mondo della politica non può più girarsi dall’altra parte perché i “tifosi” portano voti. Non serve più il Daspo. Servono provvedimenti. L’Italia è una delle nazioni più importanti al mondo, eppure le scene di ieri sono da medioevo. Che vergogna.

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