Manolo Portanova condannato a 6 anni di carcere per stupro di gruppo

Manolo Portanova, 22enne calciatore del Genoa, cresciuto nell’Under 23 della Juventus, è stato condannato a 6 anni di reclusione. Il centrocampista era finito a processo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, insieme ad altri due ragazzi, lo zio Alessio Langella, 23 anni, e Alessandro Cappiello, 25 anni, nei confronti di una studentessa di 21 anni. Oltre alla pena di cui sopra, dovrà pagare un risarcimento di 100 mila euro alla ragazza, 20 mila alla madre e 10 mila all’associazione parte civile Donna.

Il tribunale di Siena ha emesso la sentenza al termine del rito abbreviato, chiesto dall’avvocato di Portanova, Gabriele Bordoni. Nell’indagine è coinvolto un quarto ragazzo, 17enne all’epoca dei fatti, nei confronti del quale lavora quindi la procura minorile di Firenze. Portanova, presente in aula, come gli altri imputati, si è sempre dichiarato innocente: adesso la difesa potrà presentare ricorso in appello.

La vicenda

Nella ricostruzione portata avanti dagli investigatori e dalla Procura, lo stupro di gruppo risale alla notte tra il 30 e il 31 maggio 2021. Quella sera Portanova, assieme a Langella e Cappiello, avrebbe incontrato la giovane in un appartamento nel centro di Siena, a due passi da piazza del Campo. La studentessa, che è stata assistita dal legale Jacopo Meini, era in contatto col calciatore già da qualche settimana. I due si erano scambiati dei messaggi sul cellulare, poi, quel giorno, la ragazza, dopo una cena con un’amica, avrebbe raggiunto Portanova nell’appartamento, accettando l’invito ad una festa. I due si sarebbero appartati in una stanza, poi, il gruppo di amici, nonostante i rifiuti della giovane, avrebbe abusato di lei.

La difesa

La difesa di Portanova, sostenuta dall’avvocato Gabriele Bordoni, aveva offerto alla studentessa 25 mila euro, ma sostenendo con “assoluta certezza” che non c’era stata violenza sessuale ma un rapporto consenziente. Il gesto risarcitorio, come spiegato dalla difesa del giocatore, non ammetteva assolutamente la violenza, bensì “il non aver compreso, perché mal manifestato, la decisione della studentessa di interrompere il rapporto”. La studentessa aveva rifiutato l’offerta ribadendo, come aveva fatto durante le indagini e il dibattimento, che lei non era consenziente e lo aveva più volte manifestato a Portanova e ai suoi amici.

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