Pullulano da giorni le piazze delle principali città europee a seguito della morte della giovane iraniana Mahsa (Jina) Amini. La ragazza, di soli 22 anni, è deceduta lo scorso 16 settembre all’ospedale di Kasra, dopo essere stata arrestata il 14 settembre dalla polizia religiosa di Teheran per non aver indossato correttamente il velo. Secondo diversi testimoni, la giovane sarebbe morta a seguito delle numerose percosse ricevute dagli agenti prima nel furgone in cui era stata caricata, e poi nella stazione di polizia di Vozara, causandole il coma.
Durante le manifestazioni a Teheran decine di studentesse si sono tolte il velo per protestare. Come avevano fatto nel fine settimana le donne curde durante la cerimonia di sepoltura di Mahsa Amini. Alcune hanno bruciato l’Hijab, altre hanno deciso di tagliate i capelli. Simboli di protesta con cui chiedere verità e giustizia su quanto accaduto a Mahsa.
L’Ihr ha accusato le forze di sicurezza iraniane di aver represso, con modalità sanguinarie, la protesta scoppiata venerdì dopo le preghiere a Zahedan. Protesta legata alle accuse a un capo della polizia della città portuale di Chabahar, sempre nella provincia del Sistan-Baluchistan, di aver violentato una ragazza di 15 anni appartenente alla minoranza sunnita dei Baluch. Almeno 92 persone sarebbero le persone uccise durante la repressione, lo afferma la Ong Ihr.
È notizia di poche ore fa l’arresto, proprio in Iran, in cui sono in corso le proteste, di Alessia Piperni, travel blogger romana trentenne. Ne dà l’annuncio il padre, Alberto Piperni, attraverso un post su Facebook (poi rimosso): “Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30 compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran. Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto”.
L’ambasciata italiana a Teheran, in accordo con la Farnesina, informa di essersi mobilitata. Mentre la Rappresentanza sta effettuando le opportune verifiche per far chiarezza sulle motivazioni dell’arresto. Come non è stato possibile neanche rintracciare il carcere nel quale sia trattenuta.
Anche i calciatori contro il regime
Giacche nere sopra la maglia durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Così la squadra iraniana si è associata alle proteste per Mahsa Amini, la 22enne morta dopo essere stata arrestata perché portava male il velo, prima dell’amichevole a Vienna con il Senegal giocata lo scorso 27 settembre. Una partita a porte chiuse per ordine della federazione calcistica iraniana, che deteneva i diritti dell’incontro, mentre decine di manifestanti si sono radunati all’esterno dello stadio.
Venerdì 30, invece, Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, ha portato due rose per Masha e Hadith (altra ragazza uccisa da sei colpi di pistola durante le manifestazioni a Karaj, ndr) in sala stampa, prima della conferenza in programma per il match contro il Torino, partecipando alla mobilitazione per la morte delle due ragazze iraniane che manifestavano per la liberta e contro il velo.
Il messaggio del padre di Alessia Piperni, Alberto